Il Natale e i semi di Luce


Cari bambini, lo sapete che questi sono giorni magici? 
Se fate buoni propositi durante questa specialissima settimana, l'anno che verrà sarà specialissimo! 
È come piantare semi nel periodo migliore per vederli poi germogliare, diventare piante vigorose e infine raccoglierne i buoni frutti. Scrivete un elenco delle cose che desiderate migliorare di voi: scrivere è un'azione magica e, fatta in un periodo magico come questo, è ancora più potente! 
Quindi non scrivete solo la letterina a Babbo Natale, scrivetene una anche al vostro Angelo del cuore. L'Angelo del cuore è la vostra parte invisibile ma profondamente saggia: siete voi stessi! 
Potreste, ad esempio, decidere di imparare qualcosa di nuovo, come uno sport che vi piace tanto, oppure un metodo per avere buona memoria e faticare meno nello studio. Forse volete diventare più bravi in matematica, essere capaci di mantenere un segreto, saper ascoltare meglio chi ha bisogno del vostro conforto, o magari cominciare a tenere un diario. Forse desiderate imparare a perdonare chi vi ha ha fatto dei torti o a non dire mai cose brutte degli altri... insomma sono infinite le possibilità e ciascuno è diverso e vorrebbe cose diverse. Imparate a desiderare, bambini, e fatelo con immaginazione, gioia e fiducia. L'Angelo del cuore, la vostra invisibile metà magica, vi porterà sulla giusta strada per realizzare tutti i desideri.



Buon Natale cantato per tutti voi, piccole, grandiose Anime, da una bambina e dal suo papà
(su gentile autorizzazione dei cari amici Giulia e Cesare).

I Viaggi di Timoteo - Grazia Catelli Siscar

Un mondo popolato da persone che sono state aiutate, sin da piccole,
a scoprire i loro talenti unici e irripetibili,
che hanno trovato la loro strada dell'Anima
e hanno costruito una società sana e felice:
questa è la mia visione, la mia speranza, il mio sogno.
Le favole sono uno strumento educativo importantissimo
che agisce sull'interiorità del bambino
e aiuta i piccoli a connettere l'immaginazione alle forze del cuore.
C'è tanto bisogno, oggi più che mai,
di riempire i loro occhi di bellezza,
le loro menti di verità spirituali
e le loro Anime di poesia.


Scuola di Magia: la protezione del Mago


Cari bambini, oggi vi svelo un importante segreto.
Partiamo dicendo prima di tutto cosa è un vero Mago.
È un essere umano che ha molte qualità
e le ha conquistate studiando le Leggi della vita.
Poi ha provato e riprovato, senza mai arrendersi,
a metterle in pratica e a vedere come funzionano.

La legge più importante che ha scoperto è che
esiste un mondo invisibile dove cominciano tutte le cose.
Per esempio, un piccolo seme nascosto nel buio sotto terra, piano piano cresce fino a diventare un germoglio e solo quando spunterà e sarà già una piantina, lo potremo vedere.
Allo stesso modo, tutto quello che capita nella vita inizia in quel mondo invisibile.

Spesso ci meravigliamo delle cose che succedono,
perché proprio non riusciamo a capire come mai succedono e da dove sono cominciate. Questo è per via del tempo che passa tra una causa e il suo effetto, e a volte il tempo è molto lungo. Mi spiego: non è come il mal di pancia, che arriva immediatamente se mangiamo troppi dolci; molto più spesso facciamo qualcosa e il risultato arriva dopo tantissimo tempo. Però possiamo esserne certi: da qualche parte quel qualcosa ha avuto un inizio e un giorno vedremo il risultato.
Il suo inizio è nel mondo invisibile, che quindi è il mondo più importante.

C'è un sotto-segreto da sapere: nel mondo invisibile esistono sia cose belle che cose brutte.
Ci sono tutti i pensieri d'amore della gente ma anche tutti i suoi pensieri cattivi!
E un pensiero cattivo è come un seme nel buio: prima o poi spunterà e causerà un effetto: cioè farà del male a qualcuno!
I pensieri, anche se non si possono né vedere né toccare sono vere e proprie cose che colpiscono come frecce avvelenate se sono cattivi, oppure guariscono come le migliori medicine al mondo se sono pieni d'amore.

L'esercizio di oggi è la protezione del Mago:
immagina il tuo corpo dentro un uovo tutto d'oro, luminoso e brillante.
Dentro quell'uovo magico nessun brutto pensiero e nessuna cattiveria potranno colpirti. Che sia un pensiero molto nascosto come l'invidia, o qualcosa di meno nascosto, comunque nessuna freccia avvelenata ti farà danno. Sentirai, caro apprendista Mago, quanta pace c'è lì dentro! Crea questa protezione magica quando sei vicino a qualcuno che si comporta male con te, come per esempio qualcuno che ti tormenta, o ti prende in giro, ti punzecchia oppure è tanto arrabbiato e magari strilla. Creala insomma quando ti senti minacciato, oppure tutte le volte che vuoi, anche solo per bearti della pace dell'uovo magico.

Però ci sono altre due cose che devi sapere e sono molto importanti:
1) Le persone che si comportano male hanno solo paura, anche se a te sembrano coraggiose. Il Mago la sa bene: la gente che mostra molta rabbia è in realtà molto fragile e spaventata e prova a difendersi attaccando.

2) Se tu vuoi diventare un vero Mago, non devi a tua volta lanciare pensieri cattivi contro chi lo ha fatto con te. Devi invece avere compassione, perché tu stai per diventare un Mago! Quindi hai la responsabilità di riempire il mondo invisibile di cose belle, cioè di pensieri di amore e di pace.

I Maghi sono forti proprio perché hanno l'arma più potente di tutte: la compassione.
Quando ci saranno più pensieri belli che pensieri brutti dentro il mondo invisibile, anche il mondo visibile diventerà più bello. Ecco, i Maghi hanno questa grande responsabilità!

Piccolo ripasso.
Tutto comincia nel mondo invisibile, che quindi è importantissimo.
Nel mondo invisibile ci sono cose belle e cose brutte.
Il Mago deve contribuire ad aumentare la quantità di cose belle del mondo invisibile e lo fa creando pensieri buoni e di compassione.
Il Mago impara a proteggersi dalle cose brutte del mondo invisibile creando intorno a se uno scudo protettivo: immagina di essere dentro un uovo d'oro luminoso!

Ciao caro apprendista Mago, ci vediamo alla prossima lezione della Scuola di Magia!

Nota Bene: se ricevi soprusi e cattiverie, devi sì proteggerti come ti ho insegnato, ma anche dirlo subito ai tuoi genitori. Mamma e papà sono sempre dalla tua parte, ci sono per proteggerti e darti i consigli giusti; l'unione fa la forza, ricordalo!





La magia e il mondo dell'invisibile



Tutto si crea nel mondo dell'invisibile, quel novantanove per cento di realtà dal quale emergono le situazioni e le cose tangibili che poi si manifestano nel mondo dell'uno per cento.
 La maggioranza crede solo all'uno per cento, a ciò che può vedere e toccare, e questo nasconde molti pericoli, non da ultimo quello delle energie negative.
Un moto di rabbia, un pensiero di odio, diventano veri e propri strali che possono farci del male, se non addirittura provocare malattie.
Esserne consapevoli permette di alzare uno schermo di Luce protettivo.
Ma attenzione all'altro pericolo, quello di percepirsi come vittime della cattiveria altrui e a nostra volta creare pensieri di rifiuto. Sarebbe come far uscire un mostro dalla porta e poi aprirgli la finestra.
Prima di tutto perché qualunque situazione si presenti nella nostra vita l'abbiamo chiamata noi,
e in secondo luogo perché la conoscenza ci rende altamente responsabili di ogni atto, pensiero o intenzione. C'è una buona notizia comunque, qualcosa di meraviglioso: la magia esiste e noi possiamo diventare dei Magi (senza la h), cioè appartenere a quell'alto lignaggio di uomini che hanno conquistato la libertà e il potere delle loro intenzioni.

La filastrocca del sorriso



Andava un giorno un vecchio tutto solo per la via
meditando sulla vita senza gioia né allegria.
Il bilancio di quegli anni così lunghi già trascorsi
era solo un lungo elenco di rimpianti e di rimorsi.
Cosa mai aveva fatto lui di buono a questo mondo?
Cercava una risposta nel suo cuore più profondo.
Si chiedeva se qualcuno avrebbe un giorno ricordato
un po' di cose belle e buone che aveva lasciato.
E mentre passeggiava con questi pensieri in testa,
udì tante risate come di qualcuno in festa.
Vide un bel bimbetto che giocava spensierato
dentro la sua gioia totalmente concentrato.
Allora ricordò quanti sorrisi aveva fatto;
milioni di milioni pensò, molto soddisfatto!
Capì che il suo tesoro più grande e più pregiato
era ogni sorriso ricevuto e regalato.
Era quanta gioia lui nei cuori aveva messo
ciò che più pesava nella sua bilancia adesso.
E quando quell'estate volò dritto in paradiso,
aveva ancora il volto aperto in un grande sorriso.

La gioia



La gioia è una qualità dello Spirito umano.
Tuttavia è necessario insegnarla di nuovo agli adulti,
giorno dopo giorno, perché possano riconquistarla.
Basterebbe un solo, brevissimo istante: la gioia è sempre stata lì,
a un passo, dentro ciascuno di noi,
ma è necessario che cada il velo della mente,
il velo che nasconde ciò che siamo in una realtà invisibile
eppure mille volte più reale della materia.
Ai bambini è necessario semplicemente lasciarla esprimere
perché non l'hanno ancora perduta.
Essi sono gioia pura, ancora intatta, e i nostri migliori maestri.


Grazia Catelli Siscar
Autrice de I Viaggi di Timoteo


Terra senza guerra


Una stellina rosa, nel buio della notte
vide una bambina con le ossicina rotte.
Vide che guardava, con occhi spalancati,
molto spaventata milioni di soldati.
Era lontanissima la rosea stellina,
eppure udiva il pianto della piccolina.
E al pianto disperato di quella creatura
si univano i lamenti di tutta la natura.
Insieme alle grida e al pianto della terra
si univano i singhiozzi di ogni bimbo in guerra.
Guardò la luna in faccia e chiese con mestizia
il vero motivo di una simile ingiustizia.
Chiese perché gli uomini d'ogni colore
avevano scordato di possedere un cuore.
E chiese alla luna che ascoltava rattristata
quando la follia nella gente fosse nata.
Chiese come può un uomo ben dormire
se nel mondo un bimbo di fame va a morire?
La luna rispose alla triste stella:
«Forse non lo sai, ma c'è una cosa bella.
Quando incontro il sole nel rosso firmamento
è per ogni uomo un magico momento.
Dunque posso chiedere all'astro più brillante
un'intercessione del nostro Comandante.
Colui che ci ha creati può fermare il tempo
proprio nell'istante di quel magico momento.
Allora ogni uomo volgerà lo sguardo al cielo
e da tutti gli occhi finalmente cadrà il velo.
Vedranno la bellezza del mondo ereditato
che va distruggendo ogni singolo soldato.
Infine questa razza saprà che la sue sorti
dipendono da bimbi gioiosi, sani e forti». 
A quelle parole la tenera stellina
brillò luminosissima fino alla mattina.
Il pianto disperato che di notte aveva udito
sembrava cessato, pareva finito.
La luna aveva forse di già incontrato il sole
e gli aveva forse detto tutte le parole?
Aveva il Creatore accolto la preghiera?
Ogni cosa buona credendoci si avvera!








L'Armonia interiore




Se vibriamo di armonia interiore,
essa, come un magico diapason, ci armonizza con l'universo intero.
Accogliamo quindi i bambini in case colme di armonia,
insegniamo loro come accordarsi su questa divina frequenza,
ed essi spalancheranno per noi le porte di un paradiso in terra:
la città di un futuro possibile, dove abitano uomini di pace.

Cip, il passerotto ribelle


Un sonoro "CIOPPP" echeggiò tra gli alberi del parco.
Immediatamente dopo seguì un gorgheggiante "CIPPP", tanto acuto che arrivò fino alle case vicine.
Poi, un allegro e potente cinguettio a festa si levò su nel cielo.
Era nato finalmente Cip, l'ultimo passerotto della nidiata di mamma Cioppa e papà Cioppo.

Tutti i passeri del parco, informati del lieto evento, stavano festeggiando il nuovo membro della volatile famiglia. Le altre mamme raccoglievano le mollichette di pane più cicciotte e gustose cadute dai panini dei bimbi, e gli altri papà passeri acchiappavano rametti favolosi, o qualche insetto bello grasso.
Erano tutti regali per il piccolo, famelico Cip, che teneva il beccuccio sempre spalancato in attesa di cibo, non gli bastava mai!
Quindi, mentre mamma Cioppa nutriva il vorace Cip e ringraziava le altre mamme per il loro generoso contributo, Cioppo allargava e rinforzava il nido con i nuovi rametti portati in dono dagli altri papà passeri.
Gli uccellini del parco si comportavano come una grande famiglia; si conoscevano tutti, si aiutavano e prendevano parte alla vita degli altri, in particolare nelle occasioni speciali.

Cip crebbe velocemente e dopo quattro settimane era pronto per le prime lezioni di volo, che mamma Cioppa e papà Cioppo gli impartivano a turno.
Dopo tanti capitomboli, prova che ti riprova, finalmente Cip spiccò il suo primo volo di ben quattro lunghi metri, prima di perdere il controllo e finire rovinosamente a terra ancora una volta.
Che emozione però sfidare la gravità e vedere le cose dall'alto!

Non ci volle molto tempo perché imparasse a restare in volo più a lungo, a controllare la direzione e a capire come sfruttare le correnti d'aria,  mentre sfrecciava nell'azzurro del cielo.
Tuttavia faceva disperare mamma e papà, perché non ne voleva proprio sapere di ascoltare le loro precise istruzioni!
«Non si tengono le ali in quel modo!» gli strillava il padre.
«Con quelle virate così strette e quella spinta finirai per schiantarti contro un albero!» lo implorava sua madre.

Ma Cip aveva un modo tutto suo di volteggiare, di andare giù in picchiata, poi di risalire su, sempre più su fino al limite e oltre ogni limite.
Lui voleva sperimentare, voleva sentirsi libero di volare come più gli piaceva. Voleva raggiungere le stelle.
Che sensazione meravigliosa di liberà l'aria sulle piume, la città sotto di lui con le minuscole case... tutto sembrava così poco importante! Non esistevano le piccole preoccupazioni quotidiane lassù, non c'era la confusione del mondo.
C'erano solo il momento presente e un silenzio meraviglioso che gli permettevano di sentire chi era davvero. Sentiva la propria presenza, sentiva se stesso lassù, da solo, volando a suo modo.
Non esisteva niente di più bello.

«Perché nostro figlio è tanto diverso dagli altri?» chiedeva affranta mamma Cioppa.
«Non lo so mia cara, proprio non lo so!» rispondeva sconsolato papà Cioppo.
Alla preoccupazione che il loro piccolo potesse fatalmente cadere e morire, si aggiungeva la vergogna di non essere una famiglia come le altre.
I passeri del parco infatti bisbigliavano e ammiccavano al passaggio dei due genitori; li compiangevano per quel figlio che non era e non voleva essere normale.

«Mamma, papà, perché non siete felici se io sono invece tanto felice?» chiedeva spesso Cip al ritorno dai suoi mirabolanti voli.
Lui proprio non capiva il motivo della loro disperazione. Voleva semplicemente seguire la sua natura, vivere secondo i dettami del suo cuore.

Quando diventò completamente adulto, era il passero più veloce che si fosse mai visto, sapeva fare cose che nessuno aveva mai osato tentare. Nonostante ciò i suoi simili non lo apprezzavano, restava sempre un diverso. Così un giorno disse addio ai genitori e se ne andò per sempre.

Si era preparato dalla nascita a quel momento, era pronto per la grande salita, per sfidare il cielo, per baciare le stelle. Voleva raggiungere il punto più lontano, dove nessun uccello si era mai spinto prima, oltre le nuvole, nel blu dello spazio infinito.
E non gli importava se non avrebbe fatto ritorno, valeva la pena di provarci, perché voleva sapere cosa c'era dopo quelle soffici nuvole, dopo l'aria azzurra, dopo il cielo. Il paradiso forse?
Nessuno lo sapeva, lui forse sarebbe stato il primo a varcare i limiti, perché Cip nei limiti non ci credeva.

Prese la spinta più forte che gli era possibile e sfrecciò come un razzo puntando verso il sole.
L'aria si faceva via via più fredda mentre saliva e bucava uno, due, tre strati di nuvole.
Oltrepassò un gigantesco aeroplano, uno stormo di stupefacenti grifoni, e ancora su, ancora su... fino a quando tutto divenne bianco.
Quel bianco luminosissimo e caldo sembrava pulsare ed era amore, puro amore!
Ecco la sensazione meravigliosa che cercava, l'inenarrabile felicità alla quale anelava, lo zenit del suo volo!

Poi si ritrovò sopra un cedro, in alta montagna, e non sapeva come ci era finito su quell'albero.
Quando era caduto? Oppure, chi lo aveva riportato giù e deposto su quei rami sano e salvo?
Era forse volato fino al paradiso? Aveva attraversato lo spazio e il tempo entrando in un'altra dimensione?
Cip non lo scoprì mai, però aveva sperimentato la felicità più grande, oltre ogni immaginazione.
Seguire le uniche leggi che contavano per lui, quelle del suo cuore, gli aveva permesso di conquistare il cielo.









Sii ciò che vuoi Essere nel Qui ed Ora



Saper volare è una qualità che acquisisce il pensiero quando prende per mano l'Anima e spicca il salto.


Euridice la marmotta felice


Un tempo lontano la triste Euridice
veniva chiamata: marmotta  infelice.
Teneva di solito bassa la testa
con un'espressione grigia e funesta,
e oltre ad avere la faccia imbronciata
pareva stizzita oppure indignata.

Chiunque nel bosco, se la incontrava,
cambiava strada e si allontanava
perché il suo perenne, odioso grigiore
metteva sul serio di malumore!

Ormai si era sparsa la voce importuna
che stare con lei portasse sfortuna.
Questa è una cosa ingiusta e cattiva,
ma in verità non esiste attrattiva
in una creatura sempre scontenta,
e malvolentieri la si frequenta!

A causa di questo suo atteggiamento
l'unico amico rimasto era il vento.
Persino la quercia nel bosco più amata
assai volentieri sarebbe scappata!
E pur di evitare quel muso funesto
si difendeva con un brutto gesto:
tutte le ghiande più grosse tirava
sulla marmotta, così se ne andava!

Un'ombra nera portava appresso!
Poi quell'aspetto sempre depresso
non era agli altri che dava sventura:
solo a lei stessa attirava sciagura!
C'è infatti una legge molto severa:
dice che quello che pensi si avvera.
Quindi pensare cose gioiose
attira una vita piena di rose,
invece i cattivi pensieri son semi
che fanno nascere tanti problemi.

Viveva Euridice, la triste marmotta,
sola e scontenta dentro una grotta.
Se si ammalava, nemmeno un brodino
le avrebbe portato qualche vicino.
Che grande tristezza sedersi a mangiare
senza nessuno con cui chiacchierare!

Era una scura notte d'inverno,
e il gelido buio pareva eterno,
quando l'angoscia afferrò la gola
della marmotta depressa e sola.
Pensò alla sua vuota, inutile vita
e decise di farla proprio finita!
In fondo a nessuno sarebbe mancata
e presto l'avrebbero dimenticata.

Il vento fu mosso a pia compassione
e alla marmotta diede lezione
sulla materia più bella del mondo:
come rendere il cuore giocondo.

Le spiegò bene che l'emozione
è un filo diretto con l'espressione;
quindi se aveva il musetto scontento
anche il suo cuore provava sgomento!
Se invece si apriva in un largo sorriso
il cuore correva su in paradiso!

Le disse che sempre la nera tristezza
porta a una vita di grande amarezza,
e troppo a lungo non deve restare
perché il corpo stesso si può ammalare!

Quando arriva una brutta emozione
bisogna osservarla con attenzione
poi una volta riconosciuta
va ricacciata da dove è venuta.
E al posto d'ogni triste pensiero
bisogna mettere un grande veliero
che scivola libero sopra il mare
carico solo di cose da amare.

Da quella notte la triste Euridice,
ogni qualvolta un pensiero infelice
provava a entrare nella sua mente
lei lo scacciava immediatamente.

Imparò quindi a sorridere spesso
e questo fatto le diede l'accesso
a un mondo nuovo di vera gioia
dove non c'è né tristezza né noia.

La vita così le sembrava magia:
al posto di rabbia la cortesia,
e invece d'inutile rimuginare
sotto le stelle andare a ballare!

In breve tempo la nostra Euridice,
fu rinominata: marmotta felice!
La sua risatina fresca e gioiosa
era nel bosco la più contagiosa.
Trovò amici veri e un sacco d'amore,
un'esistenza con tanto colore!

Anche il vecchio albero saggio
provava sincera gioia al passaggio
della marmotta dal muso radioso
e volentieri le offriva riposo.

Se un giorno per caso, in una foresta,
vi sembra di stare in mezzo a una festa
e state udendo una buffa risata,
forse davvero l'avete incontrata
quella marmotta e suoi tanti amici
che vivono insieme giorni felici.



Della stessa autrice: «I viaggi di Timoteo, incontri con l'Angelo e altre creature straordinarie»
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__i-viaggi-di-timoteo-libro.php?pn=3939

e «Il Principe, il Mago e la città della Gioia»

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-principe-il-mago-e-la-citta-della-gioia-libro.php











I viaggi di Timoteo


Tratto dal secondo capitolo di: "I viaggi di Timoteo".

«Da qualche parte, nell'universo, c'è un luogo dove giungono le preghiere degli uomini. Voglio andare a cercarlo».
Non appena quel pensiero gli ebbe attraversato la mente, un vento fortissimo cominciò a turbinare attorno a lui con un frastuono assordante e percepì la strana sensazione di rimpicciolire.
Sentiva di essere al centro di un ciclone.
Quando il vortice bruscamente si arrestò, seguì un silenzio irreale.
Si vide circondato da figure geometriche in movimento che galleggiavano sopra e sotto di lui.
«Stai viaggiando dentro a un granello di polvere sospeso nell'aria».
Sembrava la voce di Socrate [NdA: l'orsetto parlante] ma non ne era del tutto sicuro.
Il vento si alzò di nuovo e Tim comprese che le sue dimensioni stavano subendo un ulteriore processo di riduzione a misure infinitamente piccole.

Ora sembrava arrivato a destinazione.
Era bellissimo ciò che vedeva. Un cielo nero più del nero era solcato da una miriade di stelle cadenti che lampeggiavano come fuochi d'artificio. Strani punti luminosi orbitavano di continuo lasciando tracce fitte come reti, perché erano contemporaneamente presenti lungo tutta la linea del loro percorso.
«É un fatto inspiegabile» pensò.
«Ma in quale parte di universo mi trovo?»

Una creatura di luce bianchissima gli si parò davanti, così abbagliante che Tim non riusciva a guardarla.
La sua figura brillava senza confini stabili e aveva l'aspetto più armonioso che si possa concepire.
Sembrava dotato di grandi ali, ma in realtà si trattava di una corona di luce più intensa, che il suo essere irradiava.
Pareva talmente leggero che di fatto non doveva aver bisogno d'ali.
Tim non capiva perché la Sua presenza lo riempisse di tanta commozione.
Nel centro del petto, quello che sembrava il cuore, cominciò a pulsare con guizzi di luce rosa.
E Tim udì la Sua voce.
«Sono il tuo Angelo» disse.

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__i-viaggi-di-timoteo-libro.php?pn=3939 
http://nonsoloanima.tv/cat-iframe/?redirect=%2Flibri%2F__i-viaggi-di-timoteo.php

L'Amicizia, il paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 8 (Epilogo)


Il momento della prova per le nostre due eroine
si stava avvicinando ed eran tutti sulle spine!
Come avrebbero reagito al dolore divino
sarebbe diventato il colore del destino.
Un rosa felice se con fede e saggezza,
un nero molto triste se con rabbia e amarezza.

Tutto il Paradiso attendeva la risposta
e, sperando il meglio, pregava senza sosta.

«Le ho mandato grandi sogni, pieni di significato!
E quanti cartelloni indicatori ho piantato
lungo tutto il suo cammino per dire: vai di là!
L'ho fatta inciampare in ogni sincronicità.
Ho parlato alle sue orecchie come solo noi facciamo,
ma lei è stata cieca e sorda a ogni mio richiamo!»

Lallaèl parlava mesto e proprio sconsolato.
Un Angelo ama tanto chi gli viene affidato.
Lo ama immensamente ma non gli è consentito
d'interferire troppo anche con chi si è smarrito.

«Hai fatto un gran lavoro, sei un buon soldato, amico.
Non ti crucciare, Angelica ha un coraggio infinito!
Presto, vedrai, ricorderà la sua missione»
rispose Samuèl con infinita compassione.

Tuttavia lo stesso Samuèl era triste e scontento.
Quanti messaggi inviati a Celeste nel tempo!
Quanti sogni, suggerimenti e quante visioni,
perché ricordasse tutti i propri grandi doni!


Non era ancora giunto il tempo della colpa grave
perché le due ragazze avevano perso la chiave,
quella delle origini e che accede alla memoria,
quella per entrare nella loro eterna storia.

La colpa viene se, pur conoscendo i bei talenti,
le persone restano del tutto indifferenti,
e invece di donare al prossimo il forziere,
che contiene gemme e spargerle è un dovere,
tengono per sé con una stupida umiltà,
il divino dono delle loro qualità.

«Il libero arbitrio, che faccenda complicata!»
sospirò Lallaèl con la faccia addolorata.

«Sì, ma che coraggio, e che forza questi umani!
Peccato non capiscano di essere sovrani
del loro destino, felicità e abbondanza.
Invece guarda come perdono speranza!»
Samuèl disse questo con languida espressione
mostrando apertamente la sua grande ammirazione.

«Per questo il Creatore, nostro Padre, Madre e Figlio
li ama così tanto anche se creano lo scompiglio!»
Lallèl questo disse, parlando con il cuore,
e per un istante si beò di quell'Amore.

I tempi erano stretti adesso per i due incarnati,
a prove molto dure nuovamente condannati.

Angelica piangendo si svegliò un mattino estivo,
e quella stessa sera, dopo un giorno riflessivo,
andò a passeggio sola sulla spiaggia in riva al mare.
Guardò il sole infuocato all'orizzonte tramontare,
sentì che il vento lieve la voleva accarezzare.
E mentre alzava gli occhi sopra un cielo blu velluto,
il cuore le si aprì di colpo in modo sconosciuto!


Allora quel diamante che vi era nascosto dentro
mandò il divino raggio su al brillante firmamento,
oltre le stelle e il cielo, fino al Santo Creatore,
che rispose subito con infinito Amore.

La Sua voce lontana era un sussurro antico,
qualcosa di struggente, di conosciuto e amico.
Angelica non capiva cosa le capitava,
eppure quel sussurro fortemente la incitava
affinché desse voce all'istinto potente
di collegare bene il cuore con la mente.

Fu così che infine divenne tutto chiaro,
come se nel buio si fosse acceso un faro.
Ora sapeva qual era il suo cammino
per essere felice come solo può un bambino!

Nello stesso giorno, davanti a un altro mare,
Celeste sospirava le sue pene molto amare.
Il silenzioso pianto mentre andava passeggiando
commosse anche le stelle che stavano spuntando.
E poi accadde, come fosse stato un fiore,
che i petali si schiusero e lei aprì il suo cuore.

Il diamante nascosto emise un raggio improvviso
che sfrecciò veloce e dritto fino al Paradiso,
e come promesso, sulla luce di quel raggio,
udì l'amata voce del Creatore saggio.

Anche in Celeste nacque allora la chiarezza,
e come risvegliata da una magica brezza,
vide la via giusta, la via migliore
per vivere seguendo la strada del suo cuore.

Samuèl e Lallaèl trattenevano il fiato
e guardavo avverarsi il miracolo sperato.

«E' tempo di farle incontrare, finalmente!»
 esultava Lallèl con la faccia sorridente.
«Prima di questo giorno, prima di aprire il cuore,
non avrebbero capito il loro eterno Amore.
Non si sarebbero mai e poi mai riconosciute
neppur se una sull'altra fossero cadute!»


Per mano e svolazzando in estasi totale,
i Custodi organizzarono l'incontro fatale.
E quando avvenne quello che non è mai per caso,
il cuore di Angelica e Celeste fu pervaso
da immediato affetto, subitanea simpatia,
vera comprensione, una sorta di alchimia.

Rivelarono l'un l'altra i desideri e le speranze,
e per la prima volta aprirono le stanze
dove nascondevano i segreti più segreti,
quei doni così belli e i sogni più lieti.
Compresero che avevano trovato finalmente
un valido alleato, un grande confidente,
qualcuno che poteva aiutare e sostenere
i primi veri passi sulla strada del potere.

Il potere personale a volte fa paura,
rende responsabili di gioia o di sventura.
Per questo è necessario qualcuno che ha fede
nei doni che portiamo, perché lui li vede!
Un reale buon amico, un vero fratello,
è chi sa riconoscere ciò che abbiamo di bello.

I Custodi accorsero al richiamo divino
del Signore che annusava soddisfatto un ciclamino,
quel giorno metà vecchio, metà donna, metà bambino,
un essere stranissimo però proprio carino.

«Miei figli tanto amati, soldati eccezionali,
il vostro buon Servizio non ha davvero eguali.
Al termine del grande lavoro di Guardiani,
quando Angelica e Celeste lasceranno i mondi umani,
sarete promossi comandanti di sicuro
perché sappiamo bene che il lavoro è stato duro!»

Samuèl e Lallaèl si abbracciarono esultando,
tuttavia la vera gioia che stavano provando,
non era la notizia di un'ambita promozione,
era la riuscita della loro buona azione!
Era che Angelica e Celeste finalmente
vivevano la vita appassionatamente!


Il Paradiso adesso celebrava la vittoria:
musiche, banchetti, danze, una baldoria!
Echeggiò nell'Universo l'orchestra celestiale,
con una potenza portentosa, eccezionale!
Quella vibrazione fece esplodere una stella
che ne divenne due partorendo una gemella.
Due stelle gemelle, bellissime e brillanti
che lassù nel cielo sembravano diamanti.

Però la luce ha un tempo per giungere al pianeta,
che nell'immenso cosmo è una minuscola moneta.
Ci vuole molto tempo, forse ci vorranno eoni,
e la vedranno un giorno altre generazioni.
I futuri saggi e scrittori di novelle,
alzando gli occhi al cielo vedranno le due stelle;
saranno le stelline, con luce d'eccezione
a dare loro pace, coraggio e ispirazione.

Guardando le stelline, ignari della storia,
di tutti i loro doni avranno la memoria.


FINE

L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 7



Trascorsero anni, inverni e primavere
e Celeste mostrò subito qual era il suo potere.
Saggia, intelligente, geniale nel soccorso,
sapeva già da bimba indicare il buon percorso,
le giuste soluzioni e le perfette chiavi
per liberare gli uomini quando sono schiavi.
Schiavi solamente della loro sofferenza
quando non capiscono la propria vera essenza.

Ma come accadde a Fiabél, purtroppo molto presto,
dimenticò missione, talenti e tutto il resto.

Samuèl e Lallaèl, i due Angeli Custodi
avevano provato davvero in mille modi
a ricordare tutto ad Angelica e Celeste,
e infondere consigli buoni nelle loro teste.
Volevano aiutarle a riscoprire i loro doni
e a portare a termine le splendide missioni.

Ma le due ragazze erano sorde a ogni richiamo
come pesciolini dalla vita presi all'amo,
troppo immerse quindi nel loro mondo umano
avevano scordato il Paradiso e il mondo arcano.


Usarono i Custodi ogni potere conosciuto,
volevano salvarle o almeno dare un po' d'aiuto,
ma il tempo passava e oramai cresciute
giunsero alle donne anche problemi di salute.
Una ferrea legge dice che se l'armonia
del cuore e della mente non sono in sintonia,
un solo modo ha l'Anima per farsi ascoltare:
grida il suo dolore facendoci ammalare.

Il male di Angelica divenne la tristezza.
Cercava invano amore e molta tenerezza
ma era lei stessa a doverle prima dare
con la gentilezza del suo magico narrare.

Il male di Celeste fu la malinconia.
Cercava invano amore ma tutta l'alchimia
stava nel donare con molta sicurezza
al prossimo smarrito la sua grande saggezza.

Lallaèl possedeva la saggezza di Celeste,
per questo custodiva Angelica la peste,
che non ne possedeva e sbagliava decisioni.
Combinava guai perché aveva altri doni.

Samuèl possedeva una fiducia fanciullesca,
come quella di Angelica, molto pittoresca.
Per questo con Celeste faceva l'accoppiata,
perché a lei da bimba non l'avevano insegnata!

Fu Lallèl che un giorno affrontò la situazione
e parlò con Samuèl della sua preoccupazione.
«Ci vuole il Creatore! Solo Lui sa cosa fare!»
quindi dal Signore decisero di andare.

Quella volta il Signore dell'immenso creato
sotto forma di Fanciullo si era presentato.


«Non c'è tempo da perdere, sono avviati alla sventura
e certo i loro guai aumenteranno a dismisura!»

Lallaèl al Signore così aveva parlato
dei due, a ragione, il più preoccupato.
Angelica era scesa in Terra già da molti anni,
restava poco tempo per riparare i danni!
Temeva che le forze la potessero lasciare,
e la vita intera finisse per sprecare.

Samuèl era ansioso di aiutare Celeste,
la vedeva affrontare da sola le tempeste,
e le lacrime che andava ad asciugare dentro al letto
gli straziavano il cuore e laceravano il suo petto.

«Dovete passare alle maniere forti.
Siate pronti a far loro veri e propri torti!
Inviate sofferenza e lacrime amare,
quanto pensiate che possan sopportare.
Tanto dolore, non un grammo in più mandate,
tanto dolore non un grammo in meno date».


A quella sentenza orribile e impietosa,
il Divino Bambino rise e carezzò una rosa.
I due Angeli Custodi si guardarono sconvolti
ma Lui è saggio e non lo sanno in molti.
Il Suo Amore perfetto è senza misura,
indiscutibili i Suoi ordini anche quando fan paura!

Quindi, mesti mesti e molto a malincuore,
andarono a svolgere il compito peggiore.
Mandarono ai protetti qualche forte dispiacere,
cose proprio brutte che possono accadere.
Cosa mandarono non ha gran ché importanza,
la sofferenza umana, in ogni circostanza,
ha un'unica ragione: serve solo ad aiutare
gli uomini, le donne e i bambini a ricordare.

(Continua)

L'Amicizia, il paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 6




«È giunta la tua ora» disse la Creatrice abbagliante.
«Ma prima di andare ho un segreto importante.
Lo rivelai a Fiabèl il dì della partenza,
Io dono a tutti i figli questa conoscenza.
Figli gloriosi colmi di fede e onore,
degni di ricevere il mio infinito Amore.

Hanno speranza, altruismo e coraggio
tanto da decidere un difficile passaggio.
Vanno a regalare un po' di Luce sulla Terra
per lenire i mali e fermare qualche guerra.
Rinunciano alle ali e a vivere contenti,
per poi tornare a casa ancora più splendenti.

Come tuttavia a tuo fratello è capitato,
presto anche tu avrai dimenticato
la tua vera missione, l'impulso reale intendo,
che non è salvare Fiabèl da un destino tremendo».

Ramaèl guardò la Creatrice un po' stupito,
era quasi certo di non avere ben capito!


La Creatrice sussurrando riprese a dire,
mentre una rosa bianca faceva fiorire:
«Avrai la tua missione quando sarai incarnato,
il vero desiderio che ti legherà all'umano fato,
così forte, profondissimo e accorato,
che vive dentro te da quando ti ho creato!»

«La mia missione?» Ramaèl era meravigliato!

«Mio celeste figlio, la saggezza che possiedi,
l'intelligenza rara e i tuoi magnifici rimedi,
sono preziosi doni che da sempre vuoi donare,
e del terrestre mondo le pene sollevare.
Doni preziosi per l'umanità che soffre,
e chi meglio di te le soluzioni offre?


Questo è il desiderio della tua discesa,
il vero anelito e la tua vera impresa
da generosa, forte, umana creatura,
come lo è per Fiabèl la sua letteratura.
Tu vuoi dare agli uomini coscienza e guarigione,
Fiabèl ai bambini una divina istruzione.

Ramaèl ascoltò sinceramente il proprio cuore:
come sempre era nel giusto, la Signora Creatore!

«Non avrai memoria, scorderai la verità,
vagherai perduto nell'oscura oscurità.
Ciò sarà motivo di grande smarrimento,
di abbandono, di stanchezza e di tormento.

«Prostrato, al culmine dell'abbattimento,
quando l'Anima tua urlerà forte il suo lamento
per farti ricordare, ma tu resterai sordo
e non affiorerà ancora alcun ricordo,
ferma il rumore del mondo e smetti di fuggire,
raggiungi una spiaggia solitaria all'imbrunire,
poco prima che il sole vada a dormire.

«Guarda il tramonto che incendia tutto l'orizzonte,
brucia te stesso, annullati come goccia in una fonte,
come il mare cancella sulla sabbia le impronte.
E mentre le onde culleranno i tuoi pensieri,
e il blu della notte brillerà di misteri,
quello sarà il sublime, magico istante
in cui riconoscerai nel cuore il tuo diamante.


«Aprendo il cuore, e questo è il segreto,
il diamante diverrà come un magico amuleto.
Emetterà una luce brillante come un sole,
e su quel raggio ti invierò le mie Parole.
Udirai solo un sussurro che attraverserà le porte,
le sette soglie tra la vita e la morte.

«Ma basterà per indicare il tuo cammino,
a ogni passo ti guiderò come un bambino.
Mai ti abbandonerò, figlio voluto e amato,
come nessun figlio ho mai abbandonato.
Qualunque strada scelga nella gioia o nel pianto,
con infinito Amore sempre ti sarò accanto!»

Ramaèl vacillò per un momento a quel discorso.
Doveva essere pazzo e aveva già rimorso.
Come poteva rinunciare a tanto Amore?
Eppure era più forte la spinta del suo cuore.

Nel frattempo un Arcangelo e un Angelo Custode
stavano arrivando e cantavano una lode.
Si chiamava Samuèl il Custode assegnato
e non veniva scelto per un caso fortunato.
Del Custode di Angelica era amico fidato,
che si chiamava Lallaèl, come vi ho raccontato.

Che grande onore per lui quella missione!
Lavorare insieme a Lallèl poi, una benedizione!
Ma li aspettavano momenti complicati:
custodire due Angeli che si erano incarnati!
Dovevano inoltre anche molto tribolare
perché i loro protetti si potessero incontrare.

Accompagnato dalle belle, luminose Creature,
Ramaèl corse nel tunnel dalle sette sfumature.
Il tunnel bianco, poi viola e blu brillante,
che divenne verde, giallo e arancio cangiante.


Fino al buio nero e a quella fredda luce
che dal grembo umano alla vita conduce.
Senza grido alcuno ma con teneri vagiti
nacque una bellezza da lasciar tutti allibiti!
Con occhi di cerbiatta e riccioli ramati
in un battibaleno aveva tutti conquistati!

La chiamarono Celeste e c'era un buon motivo:
il sogno ricorrente di un azzurro cielo estivo.
Un cielo tanto azzurro da sembrare il Paradiso
sognava la sua mamma, e quel nome fu deciso!

(Continua)

L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 5


Trascorse i suoi primi anni di vita,
stringendo sempre una grande matita,
Angelica bimba, Angioletto incarnato
che sulla terra si era lanciato.
L'amore profondo per fiabe e novelle,
per tutte le storie più magiche e belle
apparve evidente davvero assai presto.
I fratelli maggiori scrivevano il testo,
perché lei narrava con la parola,
era piccina, non andava a scuola,
di scrivere ancora non era capace
ma era precoce e molto loquace.

Quando nessuno le dava un aiuto,
usava pupazzi di raso e di velluto.
Viaggi nel cosmo senza orizzonti
erano le trame dei suoi racconti.
Draghi, maghi, mondi visionari,
i suoi racconti erano depositari
di un sacro sapere e uno scintillio
non ancora perduti nell'oblio.

Cantava la grande magnificenza
dei luoghi antichi della sua esistenza,
di quel Paradiso un tempo lasciato
che il cuore avrebbe sempre anelato.
Con echi struggenti di nostalgia
cantava di quando era andato via.


Ramaèl vedeva dalla sua dimensione.
«Guardate!» esclamava con gran commozione.
Ogni conquista era una meraviglia
e un pianto di gioia bagnava le ciglia.
Esultò al primo passo di Angelica al sole
e rapito udì le sue prime parole.
Ma fu quando lei dimostrò il tuo talento
che Ramaèl poté capire il portento
di un desiderio molto profondo
che infine è motivo di nascere al mondo.

Un Angelo è avvezzo a fare miracoli,
ma lui vedeva un prodigio gli ostacoli
che gli esseri umani sanno affrontare.
Questi terrestri sono da ammirare!
E lo stupiva ogni evidenza
della profonda e reale essenza
che dimostrava il talento antico
del suo vecchio migliore amico.

Non stava oramai più nelle ali
dal gran desiderio d'incarnarsi,
senza il fratello e i suoi folli ideali
cominciava proprio ad annoiarsi.
Il Creatore negava il permesso.
«Non è ancora tempo!» diceva spesso.

Trascorsero gli anni, ne trascorsero a iosa.
Fiabèl era già una fanciulla graziosa.
Ramaèl, molto ansioso e impaziente
chiedeva udienza in modo insistente.

Ma fu il Creatore, che un giorno a sorpresa,
lo chiamò per parlare della grande impresa.
Aveva assunto sembianze di donna,
femminile, armoniosa, bella e gioconda.
Una donna di tale beltà e perfezione
che non si può farne la descrizione.
Lui è ogni cosa ed è ciò che vuole,
può essere tutto, anche un girasole!


«Guarda, celeste, lucente creatura,
la vita umana che affannosa avventura!
Ti mostro qualche eventuale destino,
del tuo vecchio amico e buon fratellino.
Dalle azioni già fatte ha tracciato un destino,
da quelle future forse un nuovo cammino.
Ho dato l'arbitrio ai miei figli umani,
quindi hanno il fato nelle loro mani».

Ramaèl sfogliò con la bella Creatrice
le pagine del tempo in una matrice,
una sorta di schermo trasparente
sospeso nell'aria azzurra e splendente.
C'era tutto su quel volume strano,
passato, presente e futuro lontano!

Il primo futuro sembrava perfetto,
un destino glorioso e assai benedetto!
Angelica-Fiabèl con parole ispirate
donava ai bimbi fiabe incantate.
Era sereno, sano e appagato,
Ramaèl felice guardava estasiato!

Ma nella possibile seconda vita,
c'era una serie di errori infinita.
Vide dolore, sconforto, amarezza,
pareva un destino senza salvezza!
«Io lo sapevo ch'era un azzardo,
ma mio fratello è sempre testardo!»
Disse fra sé con la faccia scura
guardando atterrito quella vita dura.

Tuttavia, che sollievo, un finale a sorpresa!
Il caro amico iniziava un'ascesa.
Una Divina, grande intuizione
gli ricordava la bella missione,
e che la rinuncia alla vita Celeste,
e navigare le umane tempeste,
era una scelta del nobile cuore,
un vecchio patto tra lui e il Creatore.
Quando infine regalò fiabe al mondo
l'Anima ebbe un sollievo profondo.


Fu a causa del terzo possibile fato
che il cuore di Ramaèl divenne ghiacciato!
Vide Angelica stanca e malata,
oramai una vecchia sola e sdentata.
Per qualche motivo non era riuscita
a ricordare la sua storia antica,
né che aveva un tempo deciso
di lasciare le ali e il Paradiso.

Nel petto di Ramaèl nacque il dolore,
negato ai soldati di nostro Signore.
Vivono in pace colmi d'amore,
senza provare le pene del cuore.
Ma Ramaèl doveva sperimentare
l'umano tormento prima di andare.
Era imminente la sua discesa,
per compiere in Terra la dura impresa.

«Se vivrà il terzo destino mostrato,
ahimè tuo fratello sarà incastrato
in una ruota di nascite e morti
per riparare gli errori e i torti».

A quelle parole del Capo e Signore,
Ramaèl disse con ardito ardore:
«Ma non è giusto, mio Creatore!
Lui si è incarnato per tenero amore!»

La Creatrice è bontà e compassione
e le Sue leggi una benedizione.
Non sono fatte per gioco o dispetto,
sono bensì un equilibrio perfetto.


«Signora, perché succede questo,
perché il Paradiso scordiamo presto?»

«Sette porte nascondono il Cielo
al mondo terrestre che è parallelo.
Vicino, lontano ho nascosto le chiavi
non c'è bisogno di usare astronavi!

«Gli amati figli che ho tanto voluto,
il più grande miracolo che abbia compiuto,
son così eroici e han tanto coraggio,
da avventurarsi in un ben duro viaggio,
scelgono spesso un destino truce
per meritare di nuovo la Luce.

Si fanno di carne in anelito ardente
e non c'è creatura che sia più splendente!
Figlio, asciuga il pianto bruciante
un ciclo di nascite è solo un istante
davanti alla splendida eternità
che Fiabèl un giorno riconquisterà».

Con belle parole non si consolava
e Ramaèl ancora la Capa implorava.
«Fammi scendere Ti prego, è urgente!
Devo andare dal pazzo incosciente!
Ti prego Signora, lasciami andare,
perché io Fiabèl lo devo salvare!».

(Continua)


L'amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 4


Tutto pareva concluso molto bene,
e come innanzi a un Capo si conviene,
gli Angeli eran pronti per andare via,
e salutare il Creatore con celeste cortesia.

Ma Fiabèl se ne uscì, all'improvviso,
con una idea un po' folle in Paradiso!
Ogni cantastorie, che sia alieno, Angelo o umano,
riesce a sorprenderti con qualcosa di strano!

«Signore» disse in un lieve sussurro
che quasi si perdeva nel Paradiso azzurro.
«Potrei scendere io, incarnato, giù nel mondo
e raccontare le mie fiabe in giro come un vagabondo?»

Mentre il Creatore sorrideva,
perché di ogni cosa tutto già sapeva
e da tempo si aspettava quel discorso accorato,
Ramaèl ci restò quasi secco fulminato!

«Cosa dici?» urlò a voce grossa e senza fiato,
scordandosi di essere al cospetto del suo Capo.
«Pazzo scriteriato vuoi sul serio andar laggiù
dove freddo e fame saranno schiavitù?
Davvero il Paradiso vuoi abbandonare
per un corpo fragile che può sanguinare?
Non portai più leggere il pensiero né volare,
non più le musiche sublimi delle sfere udire,
né con gli infuocati astri danzare all'imbrunire!
Avrai come gli uomini una pessima memoria,
e del nostro vero Padre scorderai la storia!»


Ora la sua voce era un sussurro supplicante,
un'arringa disperata alla proposta allarmante,
a quell'idea di suo fratello così tanto scellerata
che sperava l'avrebbe presto abbandonata.

«Sembra un po' crudele, amico mio fedele.
Ma solo così posso narrare le novelle
per rammentare ai bimbi che son figli delle stelle,
per insegnare bene la magia dei cuori
e rammentare loro che sono creatori».


A quelle parole Fiabèl divenne luce,
e solo un Angelo così intensa la produce.
Come ignorare un desiderio tanto forte?
Ramaèl ne volle condividere la sorte.
Aveva il coraggio tra le doti principali,
e non lo spaventava un'esistenza priva d'ali.

«Mandami con Fiabèl, ti prego Signore.
Te lo chiedo con tutto il mio addolorato cuore.
Solo, laggiù, chissà cosa combina!
Devo dargli il mio sostegno dalla sera alla mattina!»

Il Creatore sorrise e poi serio rispose
con parole dure, ma sagge e luminose:
«Dal Paradiso entrambi andrete via.
Ma Fiabèl sarà il primo. E così sia».

Ramaèl non si poteva rassegnare.
Quanto avrebbe dovuto aspettare?
E cosa aspettare e perché? Un anno, due, tre?
Dato comunque che nessuno si sogna
nemmeno per idea e nemmeno alla bisogna,
di ribattere agli ordini del Divino Creatore,
rispose in coro a Fiabèl solamente: «Sissignore!»


Dopo mille insegnamenti di Ramaèl il saggio,
e qualche gran segreto rivelato dal Sovrano,
venne per Fiabèl il giorno del suo viaggio
in un luogo detto Terra vicino ma lontano.
In quel vortice emotivo, nel momento dell'addio,
quasi quasi il Creatore ordinava un rinvio.

Tuttavia, di tutti quanti, Ramaèl era il più ansioso
perché guerre sanguinose, perché le peggiori cose,
sul pianeta del creato proprio più pericoloso,
attendavano il fratello incosciente e coraggioso.

«Non temere, stanne certo, presto ti ritroverò!»
Fiabèl disse a suo fratello che stava piangendo un po'.
«Come sempre sarò io ad accorrerti in aiuto,
tu ti perdi ovunque vai, e questo è risaputo!»

Rispondendo con affetto in quel modo irriverente
Ramaèl l'abbracciò forte con il suo dolore ardente.
Fu un celeste ultimo abbraccio perché poi quello seguente
lo sarebbe stato umano, chissà quando e chissà dove.
Un abbraccio commovente
che sarebbe stato altrove.



Era giunto il gran momento quindi Fiabèl disse addio
al fratello assai sgomento prima dell'ultimo oblio.
Tutto quanto il Paradiso cantava senza posa,
celebrava una nascita imminente e coraggiosa.

Due addetti straordinari lo dovevano scortare
alle soglie di un portale proibito da varcare:
il primo era un Arcangelo bellissimo e glorioso,
Lallaèl era il secondo, e sembrava molto ansioso.
Aveva ricevuto l'incarico prezioso
di custodire Fiabèl, e ne andava orgoglioso!

Dentro un tunnel tutto bianco fu gettato con un lancio,
che poi divenne viola, poi azzurro e verde e arancio.
Finché in ultimo fu il buio di una notte spaventosa.
E lui che visse un tempo in una casa luminosa,
conobbe la paura più terribile e insidiosa.

Poi un lampo molto strano lo accecò improvvisamente,
e nacque sulla Terra dentro un brutto e freddo ambiente.
La prima dote umana è possedere una mente,
così di essere Angelo scordò completamente.


Chiamarono Angelica quella bimba buffa e urlante
dall'insolita pelle così bianca e luccicante,
dalle lunghe, strane orecchie
e gambe magre come stecche.

Ora molti qui diranno, con perplessa ironia:
perché proprio quel nome, guarda un po' che fantasia!
Ebbene dunque accadde, adesso vi racconto,
che la dolce mamma, dalla notte al tramonto,
durante i nove mesi della gravidanza,
sognò Creature Celesti in abbondanza.
Poi vedeva Angeli nei libri che sfogliava,
in qualunque strada gli Angeli incontrava,
che fossero dipinti o statue che trovava,
s'imbatteva in Angeli insomma ovunque andava!


Ma erano le piume il fatto più curioso,
Proprio così, piume, di un bianco luminoso,
che cadevano dal cielo per poggiarsi sulle spalle,
lievi e silenziose come magiche farfalle.
O entravano di notte nella camera da letto
e al mattino raccoglieva come un segno benedetto.

Così, quando seppe che aspettava una bambina,
aveva già nel cuore il nome per la sua piccina.

(Continua)

L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 3


«Capisco tante cose, fratello mio adorato,
abbiamo scelto proprio un difficile mandato!
Non è l'Anima bella, né che sia onorato,
ciò che invece conta per il nostro candidato».

«E vero» disse Fiabél stanco e sconsolato.
«È necessario un uomo di Spirito elevato,
che sappia udire il canto degli alberi e dei fiori,
che abbia dentro al cuore le parole dei colori.
Deve sentire il vento delle stelle nei polmoni
e cavalcare draghi, aprire magici portoni».

«Adesso dove andiamo?» disse Ramaèl piano piano.
In estasi rapito voleva sussurrare,                    
e la Divina Essenza del fratello respirare.

Fiabèl srotolò la pergamena con le mani,
erano ben pochi adesso i nomi degli umani,
ma fece un gran respiro e rispose con ardore:
«Andiamo di volata dal poeta pescatore!»

Il poeta pescatore era un uomo saggio e pago,
che viveva solitario sulla riva di un lago.
Lunghe canne da pesca e struggenti poesie
erano del vecchio le sole compagnie.
Quell'essere speciale che vibrava di armonia
aveva dentro il cuore pace, amore e cortesia.
Trascorreva le giornate a pescare in mezzo al vento
e guardando l'orizzonte lui viveva via dal tempo.


«E' perfetto» esultò Fiabèl.
E volendo celebrare una vittoria prematura
cominciò una danza buffa sorvolando la pianura.
«Sei sicuro?» chiese Ramaèl con quell'aria un po' severa.
Ce l'aveva di diritto, perché la saggezza è austera!
«Sì» rispose Fiabèl, cercando di ignorare l'espressione del fratello:
lo faceva preoccupare, era peggio di un coltello!

«Riflettici per bene come sto facendo io.
Con lui il tuo tesoro finirebbe nell'oblio!»
Fiabèl interruppe la sua danza e restò in aria,
congelato in una comica espressione involontaria.
«Che dono facciamo dunque a un vecchio solitario?
Gli mandiamo una compagna che lo renda centenario?»
Il suo romanticismo era proprio celestiale;
nel breve tirocinio in veste di Cupido
si era distinto per la mira eccezionale!

Rispose Ramaèl con tono autoritario:
«No, non lo faremo, sei un rivoluzionario!
Per una volta tanto che incontriamo un uomo in pace,
tu vuoi farlo proprio camminare sulla brace?»
«Uffa, hai ragione... » Fiabèl bofonchiò,
e dietro al fratellino svolazzando se ne andò.


La lunga ricerca del giusto candidato
si stava rivelando un insuccesso inaspettato.
Ma Ramaèl, che non si arrendeva mai
e toglieva sempre Fiabèl dai guai,
«coraggio!» disse al suo compagno triste.
«Vedrai che il cantastorie giusto esiste!
Andiamo a scandagliare tutto il mondo!
Di certo troveremo questo umano,
dovessimo cercarlo nell'oceano più profondo!»

Gli Angeli scrutarono la Terra qua e là,
nazione per nazione, paesi, campagne, metropoli e città.
Girarono il globo invocando la fortuna,
ma niente da fare, non ne andava bene una!

Un avvocato burbero, rigido e severo,
sempre serioso nel suo vestito nero,
faceva di giorno lunghe arringhe favolose,
e la notte scriveva appassionate prose.
Sapeva assicurare alla giustizia una malfattore,
eppure, non ridete, aveva dei bambini un'inspiegabile timore!

Allora Ramaèl diede una dolce gravidanza
alla sua sposa che aveva perso la speranza
di avere finalmente quel figlio che mancava
perché da troppo tempo invano l'aspettava.
Nove mesi dopo, felice dell'evento,
lui divenne un padre amorevole e contento.


Belle, pregiate liriche d'amore
scriveva il giovanissimo scrittore.
Però snobbava troppo la salute.
Usciva spesso a farsi gran bevute,
fumava come un matto, l'incosciente,
e infine non dormiva quasi niente.
Come avrebbe udito in quello stato,
le fiabe che Fiabèl gli avrebbe sussurrato?

Ramaèl gli mandò una polmonite
quasi violenta come dinamite.
Sì una polmonite, avete ben capito,
e Ramaèl vi assicuro che non era impazzito!

Quel povero ragazzo rischiava di morire,
e mentre continuava per la febbre a deperire,
con il tubo dell'ossigeno infilato dentro al naso,
da una gran voglia di vivere infine fu pervaso.

Uscito sano e salvo miracolosamente
(lo fece anche guarire Ramèl, naturalmente),
lasciò immediatamente la condotta scellerata
e si mise a condurre una vita più ordinata.

Ma più stupefacente fu un altro mutamento:
migliorò talmente il suo già grande talento,
da scrivere in un modo persino portentoso,
così diventò ricco, felice e anche famoso!


Un'affascinante donna che faceva l'impiegata,
a vivere da sola si era ormai abituata.
Pagata una miseria per montagne di lavoro,
celava nella mente idee preziose come l'oro.
Creativa e intelligente come pochi sul pianeta,
poteva diventare una stella cometa.

Aveva tuttavia un gran brutto malanno,
qualcosa che fa danno ed è solo un inganno.
Ha molti nomi strani, però è una cosa sola:
non credere in se stessi quando la mente vola.
E questa è una disgrazia delle più infernali,
perché fa credere in cose non reali.

Fa credere alla gente in draghi inesistenti,
e le fa sprecare purtroppo i suoi talenti,
spegne le ambizioni, fa dimenticare i doni,
riduce la ricchezza in miseria e in amarezza

Gli Angeli pensarono di fare una magia,
mentre si aggirava solitaria in libreria.
Certo i loro doni erano ben strane gesta:
le fecero cadere proprio sulla testa,
sbattendo forte forte le loro belle ali,
il volume più pesante di tutti gli scaffali.

Sul libro erano scritte le storie affascinanti
di uomini e di donne con sogni coraggiosi;
avevano lottato senza mai rimpianti,
infine realizzando destini gloriosi.

Quel giorno alla donna spuntò un bozzo doloroso,
che accese nel suo cuore un desidero portentoso.
E fu con il coraggio, la fede e la speranza
che cambiò una vita austera in una vita di abbondanza.


La lista dei nomi era finita ormai da tempo,
e avevano già fatto nel frattempo,
quasi tre volte il giro della Terra.

Un sacco di pasticci avevano aggiustato
perché la vita umana è peggio di una guerra,
ma il cantastorie giusto non l'avevano trovato.

Ramaèl con tenacia e con generosità,
avrebbe cercato per l'eternità!
Fiabèl invece aveva perso la speranza,
chiese di mollare, ne aveva già abbastanza!

Giunti al cospetto del Sovrano Creatore,
il quale era in giardino ad annusare un fiore,
dovettero rispondere di tutto l'operato.


«Niente di buono abbiamo combinato,
missione fallita, perdonaci Signore!»
disse Fiabèl con un peso sopra alcuore.
Ramaèl non parlò, aveva un groppo in gola,
e per non piangere annusò una viola.
Lo addolorava troppo la tristezza del fratello,
era davvero un pesantissimo fardello.
E un Angelo perbacco non fallisce, è sempre audace!
Pensando a queste cose proprio non si dava pace!



«Non avete combinato niente?
Che strano, da qui Io vedo un po' diversamente!»
Il Signore sorrideva bagnato di rugiada,
grattandosi la barba lunga come un'autostrada.

«Vedo un uomo che gioca con i figli e la sua sposa
creando una famiglia serena e armoniosa!

«Vedo un maestro che insegna con passione
e la passione, sapete, è molto contagiosa!

«Vedo un ragazzo che studia senza posa
e il suo sapere fiorirà come una rosa.

«Vedo una mamma felice e fiduciosa
che davanti a sé ha un'esistenza  radiosa.

«Un padre di famiglia ha buttato la bottiglia
e la sua vita sarà meravigliosa.

«Il burbero avvocato con i bimbi si è alleato,
e conduce per l'infanzia una battaglia preziosa.

«Uno scrittore ormai prossimo alla morte
ha recuperato una geniale prosa.

«E una signorina priva di autostima
avrà fama, successo, e diverrà famosa!

«Molto altro ancora vedo chiaramente.
Siete partiti con un dono e ne avete dati mille,
voi lo chiamate niente?»

Gli occhi di Fiabél divennero diamanti
e i suoi riccioli d'oro mandarono scintille.
I capelli di Ramaèl diventarono brillanti
e luce madreperla gli guizzò nelle pupille.
Gli Angeli han mille modi per esprimere la gioia:
ballano, brillano e chissà quant'altro ancora;
insieme a loro avete visto che non ci si annoia?

(Continua)

L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 2


Questa volta si trattava di un anziano professore.
Ramaèl volò su un banco, Fiabèl sulla lavagna
e ascoltarono insegnare l'impettito precettore.

Non passò nemmeno un'ora di lezione, ma che lagna!
La noia più mortale, non ci fu niente da fare,
colpì tutta la classe che si mise a sbadigliare!
«Hai messo nella lista un noiosissimo insegnante!»
brontolava Ramaèl sbalordito e petulante.
C'era una ragione in quelle scelte stravaganti?
Sì, e al nostro Fiabèl sembravano importanti!

«Possiede qualità che per me sono preziose:
più degli altri umani conosce molte cose,
e non si arrende mai se un alunno e un po' zuccone,
dice sempre che si tratta di una stupida opinione.
Quindi spiega, non ci molla, spiega spiega e ci riprova,
fino a quando lo studente impara ogni nozione nuova!
Ma il primo requisito è avere molta fantasia,
io devo suggerire delle fiabe la poesia
dove logica e intelletto vanno nel congelatore,
così è l'Anima che pensa e si risveglia al suo splendore!»

Ramaèl, pronto a partire, lasciò un dono all'insegnante:
ciò che solo gli mancava per far bene il suo mestiere.
In quel modo il professore conquistò in un solo istante
la bella parlantina del perfetto romanziere.
Diventarono eccitanti anche scienze e geometria,
filosofia e latino quasi storie di magia!

Gli aveva fatto il dono di una limpida oratoria,
e come per magia gli alunni amarono la storia,
poi non ci crederete, amarono grammatica
e quasi diventarono dei geni in matematica!
Svegliati all'improvviso dalla noia e dal torpore,
iniziarono a imparare con la gioia e con ardore!

Il terzo candidato era solo un ragazzino,
ma dotato di una rara e strabiliante fantasia.
Dentro la sua stanza, con il telefonino,
parlava ai suoi  amici di serate in birreria.
Quando entrò la mamma per portargli da mangiare,
lui prese in mano un libro e finse di studiare.
Il compito di scuola che gli avevano assegnato
giaceva abbandonato in un angolo per terra,
con tanti scarabocchi e malamente stropicciato
che pareva quasi se ne fosse andato in guerra!


Bastò una sola occhiata ai soldatini premurosi
per leggere sul foglio tanti errori scandalosi
con i quali aveva scritto dei concetti eccezionali.
Scossero sbuffando le luminose ali:
pigrissimo, bugiardo e privo di passione,
non era all'altezza delle fiabe spirituali
non la meritava quella gran benedizione!

Lasciarono la casa ed erano già in volo
quando si accorsero di una dimenticanza:
dare il contributo dell'Angelica Alleanza!
Detta in questo modo pare cosa molto strana,
ma è solo un vecchio patto tra Cielo e razza umana:
se l'uomo chiede aiuto e accetta tutti i doni,
gli Angeli ricevono ambite promozioni!

Fiabèl scagliò un dardo luminoso e incandescente,
fatto di pazienza e ferrea volontà di mente.
Allora il ragazzino prese il compito di scuola
e cominciò a correggere pian piano ogni parola:
un desiderio nuovo lo guidava alla scrittura
d'ortografia perfetta e notevole bravura.
Ramaèl soffiò invece il senso di vergogna,
e lui sentì il bisogno di parlare alla sua mamma:
«Perdonami mammina, ho detto una menzogna,
a volte studiare mi sembra una condanna».

Nemmeno in quello strano desiderio di franchezza
vedeva l'operato dell'Angelica saggezza.
Ma una gioia mai provata colmò tutta l'atmosfera
e decise di impegnarsi nello studio fino a sera.

Sfrecciarono nel blu dopo il loro buon lavoro,
Angioletti a propulsione con un carburante d'oro.
Le brillanti evoluzioni e quei canti celestiali
riempivano aria e cielo di note originali.


Oltre l'ultima galassia soggiornava il Creatore
e creava nuove vite tutto assorto nell'intento
di bizzarri esperimenti ma con infinito Amore,
come quello molto strano con i petali d'argento
mezzo fiore e mezzo insetto battezzato Farfalfiore.

Il fragore scintillante si spingeva fino a Lui
perché un Angelo rischiara pure gli angoli più bui.
E mentre pasticciava con la creta fra le mani,
sorridente rifletteva sui suoi Angeli lontani:
«Chi lo sa cosa combinano quei matti un po' bricconi,
sono sempre così allegri quando fanno le missioni!»
In realtà sapeva tutto ma era molto spiritoso,
e guardava il Farfalfiore soddisfatto e anche orgoglioso!

Arrivata trepidante al quarto nome della lista,
la coppia di Angioletti divenne pessimista.
La persona valutata era un essere speciale,
una cara vecchia nonna di bravura eccezionale.
Sapeva mille fiabe, o forse dei milioni,
conosceva la magia di unicorni, fate e draghi.
Tutti quanti i nipotini di ben tre generazioni
eran cresciuti forti credendosi dei maghi.


Cosa c'è che non andava dunque in quella brava nonna?
C'è che aveva cento anni quella dolce e cara donna!
Oramai la sua esistenza stava proprio terminando,
e la voce delle stelle la stava richiamando,
per portarla verso il grembo celestiale di lì a poco,
verso la divina casa dell'ultimo trasloco.

La donna sonnecchiava quieta accanto al focolare.
«Lei era perfetta... mi vien voglia di frignare!»
Fiabèl sconsolato non se ne voleva andare.
Ramaèl si librò in volo trascinando il suo amichetto,
e con una folgore alla vecchia bucò il petto.
«Adesso trenta giorni di vita in più possiede,
giusto il tempo per la nascita dell'ultimo suo erede».
Ci teneva immensamente a benedire suo nipote,
come sempre aveva fatto, come una divina dote.

Era tempo di cercare adesso il quinto candidato,
e stavolta era una mamma di due splendide creature.
Lei scriveva belle fiabe dallo stile raffinato
e pregava nella notte contro tutte le sventure.
Soprattutto quelle tristi per i bimbi della Terra
per lenire le brutture dove al mondo c'è la guerra.


Fiabèl stava esultando ma qualcosa era sbagliato:
il cipiglio dell'amico gli annunciava un contrattempo.
Le indagò quindi nel cuore veramente preoccupato.
Ramaèl gli disse ancora: «Ascolta il flebile lamento».
E così vide gli oceani di tristezza e di sgomento
nonostante tutti i doni del Divino Firmamento.
Era proprio un brutto affare, che altro dire? Un brutto affare!
Ora ai nostri amici non restava che pregare.
«Lei capisce bene delle fiabe l'eleganza,
eppure, con un cuore che ha perduto la speranza,
non potrà sentirne mai la mistica importanza!»

Le celesti Creature, prima di volare via,
intrecciarono le mani per lanciare una magia:
era un raggio luminoso per il cuore della mamma
che soltanto a forze unite si poteva riscaldare.
Ci vogliono due Angeli a riaccendere la fiamma
ma talvolta anche gli umani questa cosa la san fare.

Quando fu di nuovo sola alzò gli occhi al cielo nero,
si sentiva così bene ora la donna, che mistero!
Mille chili di tristezza soffiò via in un momento,
provò un'estasi di gioia, dopo tanto, tanto tempo.
E vedeva tante stelle, luminose, grandi e belle!

«Sarà forse quello giusto?» si chiedevano volando
i due Angeli in missione verso il sesto esaminando.
Si trattava di un brav'uomo che faceva il contadino,
inventore quasi genio e anche artista sopraffino.
Era poi un dolce padre e durante i bei tramonti
inventava oltre agli oggetti dei fantastici racconti!

Già esultava Fiabèl quando ahimè fu evidente
che quell'uomo combinava una cosa sconveniente:
bevve tutta una bottiglia nascosta in magazzino
e l'odore che emanava era di sicuro vino!
Ramaèl guardò eloquente Fiabèl col capo chino;
non era necessario che parlasse in quel momento,
ma non si trattenne e disse prima di scoppiare:
«Una lista più bizzarra non potevi compilare,
non so proprio cosa dire, sono attonito e sgomento!»


«Non è facile trovare una bravura eccezionale,
la magia, la fantasia e l'equilibrio emozionale,
tutte insieme queste cose dentro il cuore di un umano!»
Fiabèl aprì le ali: «Non ho colpa, il mondo è strano!»

«Cosa c'è che non funziona? Dai guardiamolo un po' dentro».
Fu così che gli scoprirono il motivo del tormento:
c'era un sacco di tristezza per i sogni abbandonati,
chiusi a chiave in un cassetto oramai da troppo tempo.
Tuttavia sono immortali i bei sogni accantonati,
non possono morire anche se li credi errori,
oppure ti ubriachi per tenerli addormentati:
prima o poi loro si destano e allora son dolori!

Dopo aver bevuto a collo proprio tutta la fiaschetta,
l'uomo si appostò alla guida della sua vettura.
Se questo non bastasse, aveva pure fretta,
portava i figli a scuola con gran disinvoltura!

Senza alcun bisogno di parlare e consultarsi,
Ramaèl e Fiabèl decisero il da farsi.
Fiabèl sterzò il volante così diede una virata
e l'auto saltellò come guidata da un pirata.
Ramaèl deviò l'impatto con un volo impressionante,
prima che colpisse un palo in modo devastante.
La macchina atterrò di peso con un gran fragore,
e il cuore di quell'uomo si fermò per il terrore.

Con la testa dolorante, che miracolosa impresa,
scese incredulo e tremante dalla sua vettura illesa!
I bimbi erano salvi, solo questo era importante.
Dormivano beati dentro un sonno assai pesante:
i previdenti Angeli li avevano cullati
e tra le loro ali sognavano beati.

«Dio perdonami ti prego, non berrò mai più, prometto!»
disse l'uomo e non sapeva che giurava al Suo cospetto,
perché gli Angeli soldati sono la Sua Commissione, 
che vigila e dispensa la una immensa Compassione. 

Arrivò a casa sconvolto dopo la grande testata,
continuava a rivedere la sciagura scongiurata!
Mise a letto molto i presto i suoi bambini dopo cena,
raccontò loro una fiaba ma provava una gran pena.
Anche lui si addormentò, stretto all'adorata sposa,
che sempre lo abbracciava nella notte, premurosa.
Sentire il ticchettio del suo cuore innamorato,
negli anni ogni dolore gli aveva consolato.


Ma si svegliò di botto in quella strana lunga notte,
dopo che nei sogni aveva fatto mille lotte.
Allora andò a cercare un'antica scrivania
ch'era su in soffitta mezza rotta e impolverata.
Ancora nel cassetto, dietro una scansia,
c'erano i progetti di una vita mai iniziata.
C'erano i disegni, gli schemi, la sua arte,
insomma le invenzioni che lui sapeva fare.
Passò tutta la notte in mezzo a quelle carte,
e sogno dopo sogno ricominciò a sperare.

(Continua)