L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 5


Trascorse i suoi primi anni di vita,
stringendo sempre una grande matita,
Angelica bimba, Angioletto incarnato
che sulla terra si era lanciato.
L'amore profondo per fiabe e novelle,
per tutte le storie più magiche e belle
apparve evidente davvero assai presto.
I fratelli maggiori scrivevano il testo,
perché lei narrava con la parola,
era piccina, non andava a scuola,
di scrivere ancora non era capace
ma era precoce e molto loquace.

Quando nessuno le dava un aiuto,
usava pupazzi di raso e di velluto.
Viaggi nel cosmo senza orizzonti
erano le trame dei suoi racconti.
Draghi, maghi, mondi visionari,
i suoi racconti erano depositari
di un sacro sapere e uno scintillio
non ancora perduti nell'oblio.

Cantava la grande magnificenza
dei luoghi antichi della sua esistenza,
di quel Paradiso un tempo lasciato
che il cuore avrebbe sempre anelato.
Con echi struggenti di nostalgia
cantava di quando era andato via.


Ramaèl vedeva dalla sua dimensione.
«Guardate!» esclamava con gran commozione.
Ogni conquista era una meraviglia
e un pianto di gioia bagnava le ciglia.
Esultò al primo passo di Angelica al sole
e rapito udì le sue prime parole.
Ma fu quando lei dimostrò il tuo talento
che Ramaèl poté capire il portento
di un desiderio molto profondo
che infine è motivo di nascere al mondo.

Un Angelo è avvezzo a fare miracoli,
ma lui vedeva un prodigio gli ostacoli
che gli esseri umani sanno affrontare.
Questi terrestri sono da ammirare!
E lo stupiva ogni evidenza
della profonda e reale essenza
che dimostrava il talento antico
del suo vecchio migliore amico.

Non stava oramai più nelle ali
dal gran desiderio d'incarnarsi,
senza il fratello e i suoi folli ideali
cominciava proprio ad annoiarsi.
Il Creatore negava il permesso.
«Non è ancora tempo!» diceva spesso.

Trascorsero gli anni, ne trascorsero a iosa.
Fiabèl era già una fanciulla graziosa.
Ramaèl, molto ansioso e impaziente
chiedeva udienza in modo insistente.

Ma fu il Creatore, che un giorno a sorpresa,
lo chiamò per parlare della grande impresa.
Aveva assunto sembianze di donna,
femminile, armoniosa, bella e gioconda.
Una donna di tale beltà e perfezione
che non si può farne la descrizione.
Lui è ogni cosa ed è ciò che vuole,
può essere tutto, anche un girasole!


«Guarda, celeste, lucente creatura,
la vita umana che affannosa avventura!
Ti mostro qualche eventuale destino,
del tuo vecchio amico e buon fratellino.
Dalle azioni già fatte ha tracciato un destino,
da quelle future forse un nuovo cammino.
Ho dato l'arbitrio ai miei figli umani,
quindi hanno il fato nelle loro mani».

Ramaèl sfogliò con la bella Creatrice
le pagine del tempo in una matrice,
una sorta di schermo trasparente
sospeso nell'aria azzurra e splendente.
C'era tutto su quel volume strano,
passato, presente e futuro lontano!

Il primo futuro sembrava perfetto,
un destino glorioso e assai benedetto!
Angelica-Fiabèl con parole ispirate
donava ai bimbi fiabe incantate.
Era sereno, sano e appagato,
Ramaèl felice guardava estasiato!

Ma nella possibile seconda vita,
c'era una serie di errori infinita.
Vide dolore, sconforto, amarezza,
pareva un destino senza salvezza!
«Io lo sapevo ch'era un azzardo,
ma mio fratello è sempre testardo!»
Disse fra sé con la faccia scura
guardando atterrito quella vita dura.

Tuttavia, che sollievo, un finale a sorpresa!
Il caro amico iniziava un'ascesa.
Una Divina, grande intuizione
gli ricordava la bella missione,
e che la rinuncia alla vita Celeste,
e navigare le umane tempeste,
era una scelta del nobile cuore,
un vecchio patto tra lui e il Creatore.
Quando infine regalò fiabe al mondo
l'Anima ebbe un sollievo profondo.


Fu a causa del terzo possibile fato
che il cuore di Ramaèl divenne ghiacciato!
Vide Angelica stanca e malata,
oramai una vecchia sola e sdentata.
Per qualche motivo non era riuscita
a ricordare la sua storia antica,
né che aveva un tempo deciso
di lasciare le ali e il Paradiso.

Nel petto di Ramaèl nacque il dolore,
negato ai soldati di nostro Signore.
Vivono in pace colmi d'amore,
senza provare le pene del cuore.
Ma Ramaèl doveva sperimentare
l'umano tormento prima di andare.
Era imminente la sua discesa,
per compiere in Terra la dura impresa.

«Se vivrà il terzo destino mostrato,
ahimè tuo fratello sarà incastrato
in una ruota di nascite e morti
per riparare gli errori e i torti».

A quelle parole del Capo e Signore,
Ramaèl disse con ardito ardore:
«Ma non è giusto, mio Creatore!
Lui si è incarnato per tenero amore!»

La Creatrice è bontà e compassione
e le Sue leggi una benedizione.
Non sono fatte per gioco o dispetto,
sono bensì un equilibrio perfetto.


«Signora, perché succede questo,
perché il Paradiso scordiamo presto?»

«Sette porte nascondono il Cielo
al mondo terrestre che è parallelo.
Vicino, lontano ho nascosto le chiavi
non c'è bisogno di usare astronavi!

«Gli amati figli che ho tanto voluto,
il più grande miracolo che abbia compiuto,
son così eroici e han tanto coraggio,
da avventurarsi in un ben duro viaggio,
scelgono spesso un destino truce
per meritare di nuovo la Luce.

Si fanno di carne in anelito ardente
e non c'è creatura che sia più splendente!
Figlio, asciuga il pianto bruciante
un ciclo di nascite è solo un istante
davanti alla splendida eternità
che Fiabèl un giorno riconquisterà».

Con belle parole non si consolava
e Ramaèl ancora la Capa implorava.
«Fammi scendere Ti prego, è urgente!
Devo andare dal pazzo incosciente!
Ti prego Signora, lasciami andare,
perché io Fiabèl lo devo salvare!».

(Continua)


L'amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 4


Tutto pareva concluso molto bene,
e come innanzi a un Capo si conviene,
gli Angeli eran pronti per andare via,
e salutare il Creatore con celeste cortesia.

Ma Fiabèl se ne uscì, all'improvviso,
con una idea un po' folle in Paradiso!
Ogni cantastorie, che sia alieno, Angelo o umano,
riesce a sorprenderti con qualcosa di strano!

«Signore» disse in un lieve sussurro
che quasi si perdeva nel Paradiso azzurro.
«Potrei scendere io, incarnato, giù nel mondo
e raccontare le mie fiabe in giro come un vagabondo?»

Mentre il Creatore sorrideva,
perché di ogni cosa tutto già sapeva
e da tempo si aspettava quel discorso accorato,
Ramaèl ci restò quasi secco fulminato!

«Cosa dici?» urlò a voce grossa e senza fiato,
scordandosi di essere al cospetto del suo Capo.
«Pazzo scriteriato vuoi sul serio andar laggiù
dove freddo e fame saranno schiavitù?
Davvero il Paradiso vuoi abbandonare
per un corpo fragile che può sanguinare?
Non portai più leggere il pensiero né volare,
non più le musiche sublimi delle sfere udire,
né con gli infuocati astri danzare all'imbrunire!
Avrai come gli uomini una pessima memoria,
e del nostro vero Padre scorderai la storia!»


Ora la sua voce era un sussurro supplicante,
un'arringa disperata alla proposta allarmante,
a quell'idea di suo fratello così tanto scellerata
che sperava l'avrebbe presto abbandonata.

«Sembra un po' crudele, amico mio fedele.
Ma solo così posso narrare le novelle
per rammentare ai bimbi che son figli delle stelle,
per insegnare bene la magia dei cuori
e rammentare loro che sono creatori».


A quelle parole Fiabèl divenne luce,
e solo un Angelo così intensa la produce.
Come ignorare un desiderio tanto forte?
Ramaèl ne volle condividere la sorte.
Aveva il coraggio tra le doti principali,
e non lo spaventava un'esistenza priva d'ali.

«Mandami con Fiabèl, ti prego Signore.
Te lo chiedo con tutto il mio addolorato cuore.
Solo, laggiù, chissà cosa combina!
Devo dargli il mio sostegno dalla sera alla mattina!»

Il Creatore sorrise e poi serio rispose
con parole dure, ma sagge e luminose:
«Dal Paradiso entrambi andrete via.
Ma Fiabèl sarà il primo. E così sia».

Ramaèl non si poteva rassegnare.
Quanto avrebbe dovuto aspettare?
E cosa aspettare e perché? Un anno, due, tre?
Dato comunque che nessuno si sogna
nemmeno per idea e nemmeno alla bisogna,
di ribattere agli ordini del Divino Creatore,
rispose in coro a Fiabèl solamente: «Sissignore!»


Dopo mille insegnamenti di Ramaèl il saggio,
e qualche gran segreto rivelato dal Sovrano,
venne per Fiabèl il giorno del suo viaggio
in un luogo detto Terra vicino ma lontano.
In quel vortice emotivo, nel momento dell'addio,
quasi quasi il Creatore ordinava un rinvio.

Tuttavia, di tutti quanti, Ramaèl era il più ansioso
perché guerre sanguinose, perché le peggiori cose,
sul pianeta del creato proprio più pericoloso,
attendavano il fratello incosciente e coraggioso.

«Non temere, stanne certo, presto ti ritroverò!»
Fiabèl disse a suo fratello che stava piangendo un po'.
«Come sempre sarò io ad accorrerti in aiuto,
tu ti perdi ovunque vai, e questo è risaputo!»

Rispondendo con affetto in quel modo irriverente
Ramaèl l'abbracciò forte con il suo dolore ardente.
Fu un celeste ultimo abbraccio perché poi quello seguente
lo sarebbe stato umano, chissà quando e chissà dove.
Un abbraccio commovente
che sarebbe stato altrove.



Era giunto il gran momento quindi Fiabèl disse addio
al fratello assai sgomento prima dell'ultimo oblio.
Tutto quanto il Paradiso cantava senza posa,
celebrava una nascita imminente e coraggiosa.

Due addetti straordinari lo dovevano scortare
alle soglie di un portale proibito da varcare:
il primo era un Arcangelo bellissimo e glorioso,
Lallaèl era il secondo, e sembrava molto ansioso.
Aveva ricevuto l'incarico prezioso
di custodire Fiabèl, e ne andava orgoglioso!

Dentro un tunnel tutto bianco fu gettato con un lancio,
che poi divenne viola, poi azzurro e verde e arancio.
Finché in ultimo fu il buio di una notte spaventosa.
E lui che visse un tempo in una casa luminosa,
conobbe la paura più terribile e insidiosa.

Poi un lampo molto strano lo accecò improvvisamente,
e nacque sulla Terra dentro un brutto e freddo ambiente.
La prima dote umana è possedere una mente,
così di essere Angelo scordò completamente.


Chiamarono Angelica quella bimba buffa e urlante
dall'insolita pelle così bianca e luccicante,
dalle lunghe, strane orecchie
e gambe magre come stecche.

Ora molti qui diranno, con perplessa ironia:
perché proprio quel nome, guarda un po' che fantasia!
Ebbene dunque accadde, adesso vi racconto,
che la dolce mamma, dalla notte al tramonto,
durante i nove mesi della gravidanza,
sognò Creature Celesti in abbondanza.
Poi vedeva Angeli nei libri che sfogliava,
in qualunque strada gli Angeli incontrava,
che fossero dipinti o statue che trovava,
s'imbatteva in Angeli insomma ovunque andava!


Ma erano le piume il fatto più curioso,
Proprio così, piume, di un bianco luminoso,
che cadevano dal cielo per poggiarsi sulle spalle,
lievi e silenziose come magiche farfalle.
O entravano di notte nella camera da letto
e al mattino raccoglieva come un segno benedetto.

Così, quando seppe che aspettava una bambina,
aveva già nel cuore il nome per la sua piccina.

(Continua)

L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 3


«Capisco tante cose, fratello mio adorato,
abbiamo scelto proprio un difficile mandato!
Non è l'Anima bella, né che sia onorato,
ciò che invece conta per il nostro candidato».

«E vero» disse Fiabél stanco e sconsolato.
«È necessario un uomo di Spirito elevato,
che sappia udire il canto degli alberi e dei fiori,
che abbia dentro al cuore le parole dei colori.
Deve sentire il vento delle stelle nei polmoni
e cavalcare draghi, aprire magici portoni».

«Adesso dove andiamo?» disse Ramaèl piano piano.
In estasi rapito voleva sussurrare,                    
e la Divina Essenza del fratello respirare.

Fiabèl srotolò la pergamena con le mani,
erano ben pochi adesso i nomi degli umani,
ma fece un gran respiro e rispose con ardore:
«Andiamo di volata dal poeta pescatore!»

Il poeta pescatore era un uomo saggio e pago,
che viveva solitario sulla riva di un lago.
Lunghe canne da pesca e struggenti poesie
erano del vecchio le sole compagnie.
Quell'essere speciale che vibrava di armonia
aveva dentro il cuore pace, amore e cortesia.
Trascorreva le giornate a pescare in mezzo al vento
e guardando l'orizzonte lui viveva via dal tempo.


«E' perfetto» esultò Fiabèl.
E volendo celebrare una vittoria prematura
cominciò una danza buffa sorvolando la pianura.
«Sei sicuro?» chiese Ramaèl con quell'aria un po' severa.
Ce l'aveva di diritto, perché la saggezza è austera!
«Sì» rispose Fiabèl, cercando di ignorare l'espressione del fratello:
lo faceva preoccupare, era peggio di un coltello!

«Riflettici per bene come sto facendo io.
Con lui il tuo tesoro finirebbe nell'oblio!»
Fiabèl interruppe la sua danza e restò in aria,
congelato in una comica espressione involontaria.
«Che dono facciamo dunque a un vecchio solitario?
Gli mandiamo una compagna che lo renda centenario?»
Il suo romanticismo era proprio celestiale;
nel breve tirocinio in veste di Cupido
si era distinto per la mira eccezionale!

Rispose Ramaèl con tono autoritario:
«No, non lo faremo, sei un rivoluzionario!
Per una volta tanto che incontriamo un uomo in pace,
tu vuoi farlo proprio camminare sulla brace?»
«Uffa, hai ragione... » Fiabèl bofonchiò,
e dietro al fratellino svolazzando se ne andò.


La lunga ricerca del giusto candidato
si stava rivelando un insuccesso inaspettato.
Ma Ramaèl, che non si arrendeva mai
e toglieva sempre Fiabèl dai guai,
«coraggio!» disse al suo compagno triste.
«Vedrai che il cantastorie giusto esiste!
Andiamo a scandagliare tutto il mondo!
Di certo troveremo questo umano,
dovessimo cercarlo nell'oceano più profondo!»

Gli Angeli scrutarono la Terra qua e là,
nazione per nazione, paesi, campagne, metropoli e città.
Girarono il globo invocando la fortuna,
ma niente da fare, non ne andava bene una!

Un avvocato burbero, rigido e severo,
sempre serioso nel suo vestito nero,
faceva di giorno lunghe arringhe favolose,
e la notte scriveva appassionate prose.
Sapeva assicurare alla giustizia una malfattore,
eppure, non ridete, aveva dei bambini un'inspiegabile timore!

Allora Ramaèl diede una dolce gravidanza
alla sua sposa che aveva perso la speranza
di avere finalmente quel figlio che mancava
perché da troppo tempo invano l'aspettava.
Nove mesi dopo, felice dell'evento,
lui divenne un padre amorevole e contento.


Belle, pregiate liriche d'amore
scriveva il giovanissimo scrittore.
Però snobbava troppo la salute.
Usciva spesso a farsi gran bevute,
fumava come un matto, l'incosciente,
e infine non dormiva quasi niente.
Come avrebbe udito in quello stato,
le fiabe che Fiabèl gli avrebbe sussurrato?

Ramaèl gli mandò una polmonite
quasi violenta come dinamite.
Sì una polmonite, avete ben capito,
e Ramaèl vi assicuro che non era impazzito!

Quel povero ragazzo rischiava di morire,
e mentre continuava per la febbre a deperire,
con il tubo dell'ossigeno infilato dentro al naso,
da una gran voglia di vivere infine fu pervaso.

Uscito sano e salvo miracolosamente
(lo fece anche guarire Ramèl, naturalmente),
lasciò immediatamente la condotta scellerata
e si mise a condurre una vita più ordinata.

Ma più stupefacente fu un altro mutamento:
migliorò talmente il suo già grande talento,
da scrivere in un modo persino portentoso,
così diventò ricco, felice e anche famoso!


Un'affascinante donna che faceva l'impiegata,
a vivere da sola si era ormai abituata.
Pagata una miseria per montagne di lavoro,
celava nella mente idee preziose come l'oro.
Creativa e intelligente come pochi sul pianeta,
poteva diventare una stella cometa.

Aveva tuttavia un gran brutto malanno,
qualcosa che fa danno ed è solo un inganno.
Ha molti nomi strani, però è una cosa sola:
non credere in se stessi quando la mente vola.
E questa è una disgrazia delle più infernali,
perché fa credere in cose non reali.

Fa credere alla gente in draghi inesistenti,
e le fa sprecare purtroppo i suoi talenti,
spegne le ambizioni, fa dimenticare i doni,
riduce la ricchezza in miseria e in amarezza

Gli Angeli pensarono di fare una magia,
mentre si aggirava solitaria in libreria.
Certo i loro doni erano ben strane gesta:
le fecero cadere proprio sulla testa,
sbattendo forte forte le loro belle ali,
il volume più pesante di tutti gli scaffali.

Sul libro erano scritte le storie affascinanti
di uomini e di donne con sogni coraggiosi;
avevano lottato senza mai rimpianti,
infine realizzando destini gloriosi.

Quel giorno alla donna spuntò un bozzo doloroso,
che accese nel suo cuore un desidero portentoso.
E fu con il coraggio, la fede e la speranza
che cambiò una vita austera in una vita di abbondanza.


La lista dei nomi era finita ormai da tempo,
e avevano già fatto nel frattempo,
quasi tre volte il giro della Terra.

Un sacco di pasticci avevano aggiustato
perché la vita umana è peggio di una guerra,
ma il cantastorie giusto non l'avevano trovato.

Ramaèl con tenacia e con generosità,
avrebbe cercato per l'eternità!
Fiabèl invece aveva perso la speranza,
chiese di mollare, ne aveva già abbastanza!

Giunti al cospetto del Sovrano Creatore,
il quale era in giardino ad annusare un fiore,
dovettero rispondere di tutto l'operato.


«Niente di buono abbiamo combinato,
missione fallita, perdonaci Signore!»
disse Fiabèl con un peso sopra alcuore.
Ramaèl non parlò, aveva un groppo in gola,
e per non piangere annusò una viola.
Lo addolorava troppo la tristezza del fratello,
era davvero un pesantissimo fardello.
E un Angelo perbacco non fallisce, è sempre audace!
Pensando a queste cose proprio non si dava pace!



«Non avete combinato niente?
Che strano, da qui Io vedo un po' diversamente!»
Il Signore sorrideva bagnato di rugiada,
grattandosi la barba lunga come un'autostrada.

«Vedo un uomo che gioca con i figli e la sua sposa
creando una famiglia serena e armoniosa!

«Vedo un maestro che insegna con passione
e la passione, sapete, è molto contagiosa!

«Vedo un ragazzo che studia senza posa
e il suo sapere fiorirà come una rosa.

«Vedo una mamma felice e fiduciosa
che davanti a sé ha un'esistenza  radiosa.

«Un padre di famiglia ha buttato la bottiglia
e la sua vita sarà meravigliosa.

«Il burbero avvocato con i bimbi si è alleato,
e conduce per l'infanzia una battaglia preziosa.

«Uno scrittore ormai prossimo alla morte
ha recuperato una geniale prosa.

«E una signorina priva di autostima
avrà fama, successo, e diverrà famosa!

«Molto altro ancora vedo chiaramente.
Siete partiti con un dono e ne avete dati mille,
voi lo chiamate niente?»

Gli occhi di Fiabél divennero diamanti
e i suoi riccioli d'oro mandarono scintille.
I capelli di Ramaèl diventarono brillanti
e luce madreperla gli guizzò nelle pupille.
Gli Angeli han mille modi per esprimere la gioia:
ballano, brillano e chissà quant'altro ancora;
insieme a loro avete visto che non ci si annoia?

(Continua)