Il proiettore magico

                                           


Linda Riccioli Rosa, così chiamata per le inconsuete sfumature rosa dei suoi biondissimi capelli, era una bimba di sei anni molto vivace che amava fare un sacco di cose. Anzi, le piaceva fare quasi tutto, e tutto è tanto, quindi non stava mai ferma! Naturalmente aveva delle preferenze e tra queste, a pari merito con il prendersi cura di animali abbandonati e girare per i boschi alla ricerca di elfi, gnomi e fatine, c’erano gli spettacoli di magia. Quella di Linda per i maghi era una vera ossessione, e ogni volta che ne arrivava uno in città chiedeva ai genitori di accompagnarla a vedere la sua esibizione. Qualche volta il papà e la mamma di Riccioli Rosa erano disposti anche a percorrere molta strada per compiacere la figlia, se un illusionista faceva i suoi numeri di magia in qualche città lontana. Erano proprio dei bravi genitori perché avevano cura delle passioni della loro bambina.


Per Linda non si trattava di capricci infantili, bensì di una cosa molto seria: stava facendo una ricerca e avrebbe cercato fino in capo al mondo. In verità lei non sapeva bene dove fosse un luogo in capo al mondo, ma era di certo lontanissimo, quindi non vedeva l’ora di crescere per poterci andare. Tra i tanti illusionisti più o meno bravi, era sicura che prima o poi sarebbe riuscita a trovare un mago, un mago vero! Una sera doveva esibirsi in città un certo Zoroar, sul quale la bambina non era riuscita a ottenere alcuna informazione, perché nessuno aveva mai sentito parlare di lui. Quando Linda arrivò con i genitori davanti al teatro dove l’artista avrebbe fatto lo spettacolo, accadde un fatto sorprendente: il grido acuto di un falco lacerò d’improvviso la quiete della sera, poi l’uccellò planò in direzione della bimba, fece tre rapide circonvoluzioni sfiorando i suoi riccioli rosa e si posò sopra un lampione. Il padre prese Linda in braccio con uno scatto fulmineo, pensando di proteggerla dall’aggressione di un volatile impazzito. Cosa diamine ci faceva un falco in città? La mamma ebbe quasi un malore per lo spavento! Mentre Riccioli Rosa era ancora in braccio al padre, alzò lo sguardo, ma il falco aveva già ripreso quota, e volava ormai lontano, invisibile nel cielo blu della sera. Appollaiato sullo stesso lampione c’era adesso un corvo: girava la testolina nera, e sembrava osservare proprio lei con il suo occhio destro.

I genitori erano ancora bianchi come lenzuola quando si sedettero nelle poltroncine della prima fila dentro la bella platea del teatro. A Linda tremolavano le gambe, ma non di paura: aveva appena ricordato il sogno della notte precedente, lo stranissimo sogno nel quale si era perduta in un bosco buio dove aveva incontrato un falco e con un corvo parlanti! Peccato che non riuscisse a ricordare il suo dialogo con i pennuti! Eccitatissima per quelli che le sembravano dei segni o degli importanti presagi, respirò profondamente, così da riuscire a rallentare i battiti del cuore e concentrarsi sullo spettacolo che stava cominciando. L’esibizione di Zoroar si annunciò spettacolare, quando apparve sul palco dal nulla! Linda osservò con attenzione ogni movimento, ogni gesto dell’artista alla ricerca di un indizio, come faceva ogni volta. Non sapeva bene cosa cercare e quale dovesse essere l’indizio giusto, tuttavia era fiduciosa: in qualche modo avrebbe capito come riconoscere un mago vero, una volta che se lo fosse trovato davanti! Le parole del padre non riuscivano a scalfire la fiducia di Riccioli Rosa nemmeno quando le diceva, con una logica schiacciante, che i veri maghi non si esibiscono come semplici prestigiatori; di certo hanno di meglio da fare! I bambini però sanno molte più cose degli adulti e Linda sapeva che la magia non è logica, perlomeno non è soggetta alla logica dei comuni mortali. Se da qualche parte esisteva un mago, avrebbe saputo che lei lo stava cercando quindi, prima o poi, si sarebbero incontrati. Questa è la logica dei veri maghi! Doveva soltanto perseverare, con pazienza e fiducia.


Zoroar si dimostrava molto bravo, anzi, a dir poco eccezionale. Faceva apparire le cose senza usare casse, cilindri o specchi, gli arnesi normalmente usati dai suoi colleghi. Aveva solo una bacchetta di legno che agitava dicendo “Abracadabra” e puff… oggetti d’ogni sorta apparivano dal nulla! Orologi da taschino, quadri, libri, persino un mappamondo e persino un coniglietto si materializzarono nell’aria, uno dopo l’altro. Se si trattava di un trucco, era il migliore che Linda avesse mai visto, e certamente lo pensavano tutti, dato l’incessante scrosciare di applausi del pubblico! Al termine di ogni spettacolo al quale aveva assistito, Riccioli Rosa chiedeva immancabilmente di essere accompagnata a conoscere l’artista. Non era mai riuscita a smascherare un solo trucco, ma gli illusionisti che aveva incontrato fino a quel momento erano stati sinceri. Dichiaravano tutti apertamente che si trattava di geniali inganni, e più erano sensazionali e incomprensibili gli inganni, più loro si dimostravano dei bravi professionisti. Quella sera tuttavia le cose andarono diversamente. Dopo l’inchino di commiato al pubblico, Zoroar si drizzò in una postura altera, con le braccia incrociate sul petto. Nel vederlo così regale, avvolto nella tunica celeste ricamata in oro, la bambina pensò che l’uomo sembrasse appartenere a un altro mondo. E mentre il sipario si chiudeva, il mago le fece l’occhiolino. «Andiamo papà!» esclamò Linda balzando in piedi dalla sua poltroncina di prima fila. Aveva fretta di incontrare Zoroar e di parlare con lui. Afferrò quindi la mano del padre e lo trascinò quasi di corsa lungo il corridoio sotterraneo che conduceva ai camerini, dove gli artisti cambiano gli abiti di scena. Se vi state chiedendo come facesse Linda a conoscere la strada per arrivare ai camerini, dovete sapere che c’erano belle, lucide piastre d’ottone con le indicazioni, vitate ai muri del teatro. E Riccioli Rosa era brava a trovare le indicazioni di un percorso! A pochi passi dalla porta dello stanzino di Zoroar, la bambina udì un bisbiglio, una sorta di eco appena percettibile che sembrava rimbalzare da una curva all’altra del corridoio circolare, e che diceva: «Vieni Riccioli Rosa, vieni da me…» Le si accapponò letteralmente la pelle e strinse più forte la mano del padre. Dovette di nuovo respirare lentamente e profondamente per riuscire a calmarsi e scacciare la paura. Aveva imparato questo esercizio e lo usava ogni volta che un’emozione avrebbe potuto annebbiare la lucidità della sua mente. E funzionava! Infatti si tranquillizzò anche quella volta, ma… quella volta solo un pochino, perché si trattava di un momento davvero speciale e troppe cose strane stavano succedendo! Quindi, dopo aver bussato e ricevuto risposta, entrò nel camerino di Zoroar.


 L’uomo accolse la bambina con un largo sorriso e sorprendentemente disse: «Sei venuta a chiedermi se sono un vero mago, Riccioli Rosa?» Linda sgranò gli occhi su di lui e balbettò un sì. Zoroar Conosceva il suo soprannome, era un buon inizio! «Potrai conoscere la verità solo se risolverai un enigma» replicò il mago. Poi fissò Riccioli Rosa con uno sguardo ipnotico e propose l’indovinello: «Quando nasce illumina il mondo, e il suo calore è accogliente e fecondo. Non può morire, ma quando si oscura cala una notte di freddo e paura». Linda cominciò a sudare. Con una risposta sbagliata avrebbe perso l’opportunità di sapere se Zoroar fosse l’ennesimo illusionista oppure un uomo realmente capace di fare magie. Era a un passo da quello che cercava con tanto ardore e anche a un passo dal perderlo. Si trattava forse del… Sole? Sembrava una risposta scontata. La mente della bambina cominciò a turbinare di mille caotici pensieri fino a quando si fermò sulle immagini di un ricordo: il nonno sdraiato sul letto di morte, negli ultimi istanti di vita. «Non piangere piccina mia» le aveva detto mentre stringeva la sua mano. «Ricorda tutte le cose belle che abbiamo fatto insieme, le nostre gite al parco e allo zoo, le cioccolate calde d’inverno, le nostre risate e i nostri piccoli segreti. Tutto questo non andrà perduto, resterà per sempre nel tuo cuore». Linda ebbe un moto di commozione. In quel momento capì che il nonno l’aveva illuminata con i suoi preziosi insegnamenti, scaldata con il suo affetto e accolta nei momenti difficili, e quello che sarebbe davvero rimasto per sempre, ciò che non poteva morire mai, era tutto l’amore che le aveva dato. Senza riflettere chiedendosi se stava per dire la cosa giusta gridò: «L’amore!» «Brava Linda!» esclamò Zoroar, che conosceva anche il nome della bambina oltre al soprannome. «Hai meritato il tuo premio». A quelle parole, nella mano destra di Linda apparve una bacchetta di legno di nocciolo tutta intarsiata e con la punta in oro. Un oggetto magnifico. La bimba rimase a lungo con la bocca spalancata, incapace di parlare davanti a quel miracolo. «Naturalmente è una bacchetta magica», aggiunse il mago con un sorriso complice. Linda si riprese dalla meraviglia e pose la cruciale domanda, anche se oramai conosceva la risposta, o meglio, credeva di conoscerla. «Tu sei un vero mago, è così?» L’uomo, sorprendentemente, rispose: «Sì, ma lo siamo tutti, anche tu!» Questo proprio non se lo aspettava la piccola Riccioli Rosa! «Io non so fare le magie, non sono capace di far comparire le cose!» replicò. «Ohhh, sì, invece. Hai un proiettore magico dentro di te, ed è nascosto nel cuore. Devi solo sapere come si accende, e lui proietterà quello che desideri, facendolo diventare realtà. La vita è come la proiezione di un film, e tu devi essere la regista del tuo film perché sia come lo vuoi! Quando vai al cinema, non guardi una pellicola a caso, giusto? Scegli una storia che ti piace, che ti appassiona. La stessa cosa puoi fare per quanto riguarda la tua vita: scegli una storia che ti appassiona, e sarai tu a crearla!» «Come si accende il proiettore magico?» chiese Linda confusa, perché non riusciva a capire come la vita potesse in verità essere un film.


«Si accende con il desiderio, la volontà, la perseveranza e la fede. Devi sapere cosa vuoi, desiderare davvero ma proprio davvero ciò che vuoi, lavorare per ottenere quello che vuoi, e avere fede che l’otterrai». «Se riuscirò ad accendere il mio proiettore, allora diventerò una maga?» «Come ho detto, sei già una maga, devi semplicemente usare i tuoi poteri!» Linda rimase in silenzio qualche istante perché aveva mille domande nella testa e voleva fare quelle giuste. Il grande medaglione rotondo appeso al collo di Zoroar catturò nel frattempo la sua attenzione per la bellezza dei ghirigori che sembravano fili e nodi intrecciati e per la lucentezza dei tre cavalli incisi nell’oro. «Questi tre cavalli identici e legati tra loro dai nodi magici rappresentano il corpo, la mente e lo spirito che devono essere in armonia tra loro» disse Zoroar per soddisfare la silenziosa ma evidente curiosità della bambina circa il suo pendaglio.


 «Perché il proiettore si trova dentro il cuore?» chiese Riccioli Rosa, e forse aveva azzeccato una buona domanda, perché il mago a quel punto assunse l’espressione di chi pondera la risposta. «Perché non funzionerà, non proietterà nulla se ciò che decidi di volere non è anche quello che desidera davvero il tuo cuore. O se non è un desiderio buono che possa diventare un reale vantaggio per te e anche per gli altri. Il cuore ha una mente saggia e lo sa cosa è bene che si realizzi oppure no. Per tutti questi motivi, è nella mente del cuore che ha sede il proiettore!». Il cuore ha una mente saggia, esiste un proiettore magico che fa realizzare i sogni, bisogna diventare i registi della propria vita… Linda tentava di assimilare tutte quelle incredibili rivelazioni. «La bacchetta magica allora a cosa serve?» chiese rigirando tra le mani il prezioso bastoncino che il mago aveva fatto apparire. «Ohhh, quella? Ciò che conta in un mago è la qualità della sua intenzione. La bacchetta serve solo a concentrare e dirigere l’energia dell’intenzione. E naturalmente a fare un po’ di scena…» rispose Zoroar. Fece di nuovo l’occhiolino a Linda e sorrise gioviale. Quando Riccioli Rosa uscì dal camerino del mago appariva radiosa e volò in braccio al padre che la stava aspettando fuori dalla porta. L’uomo non aveva mai visto la figlia tanto felice, così le domandò: «Allora, tesoro, com’è andata? Hai finalmente trovato il tuo mago?» Linda rispose di sì al colmo della gioia più scoppiettante e dell’emozione più intensa, con il cuore che le batteva fortissimo. Voleva tenersi quell’emozione, perché era meravigliosa, quindi non fece i suoi respiri profondi: non c’è bisogno di rallentare i battiti del cuore quando batte forte di felicità! «Bene bene!» replicò il padre contento. Raggiunsero la mamma che li aspettava al bar del teatro e sorseggiava un tè. «Mamma, mamma, ho trovato un mago vero!» gridò Riccioli Rosa correndo ad abbracciare la sua mamma. «Finalmente!» esclamò la donna con un sorriso, e ammiccò verso il marito con un fare di complicità. Da quel gesto appena percettibile Linda capì che i genitori non le credevano. Questo fatto tuttavia non diminuì la gioia che provava, né la gratitudine verso di loro che si erano tanto prodigati affinché realizzasse un sogno tutto suo. Lo sapeva già che la maggior parte degli adulti non crede alla magia!


Nel piazzale del teatro, appollaiati su due lampioni, il falco e il corvo aspettavano Riccioli Rosa. Quando la bimba li vide, capì che i due pennuti l’avrebbero in qualche modo accompagnata attraverso tutti i boschi bui della sua vita. Accompagnata in modo fatato e misterioso, naturalmente! Il falco, grazie alla sua vista, sarebbe stato una preziosa guida; il corvo le avrebbe insegnato a non temere le cose oscure e anche a diventare invisibile nel momento del pericolo. Non disse altro per convincere papà e mamma che i maghi esistono davvero. Aveva già imparato la prima grande legge di ogni mago: il silenzio è d’oro perché conserva la potenza di ogni magico pensiero. In silenzio, quindi, si adoperò per capire come accendere nella sua vita il proiettore magico…

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