IL GIOCO DELLE CINQUE DOMANDE



C’è una fase dell’infanzia durante la quale i bambini fanno domande su domande, a ripetizione, tanto quasi da rimbambire i genitori. Tuttavia mi chiedo se questa modalità nasconda una innata saggezza. 

Conosco un esercizio che, pur nella sua semplicità, dona risultati stupefacenti. E’ infatti capace di portarci fin nel profondo delle nostre più nascoste motivazioni riguardo a come agiamo e a cosa scegliamo di fare o non fare nel corso della vita. Si tratta dell’esercizio delle 5 domande.

Per chiarire scrivo un esempio. Poniamo il caso che si è sviluppata in noi la credenza di non essere bravi a cucinare; come risultato detestiamo cucinare e, dove sia possibile, facciamo di tutto per evitare questa incombenza. Ma cominciamo a chiederci:

«Perché odio cucinare?» Prima risposta: «Perché quando cucino mi sento a disagio.
La seconda domanda sarà quindi: «Perché mi sento a disagio?» Seconda risposta: «Perché provo emozioni negative».
Terza domanda: «Perché provo emozioni negative?» Terza risposta: «Perché ho brutti ricordi legati all’infanzia».
Quarta domanda: »Perché ho brutti ricordi infantili legati al cucinare?» Quarta risposta: «Perché mia madre cucinava spesso piangendo».
Quinta domanda: «Perché la mamma cucinava piangendo?» Quinta risposta: «Perché papà le gridava contro e i due litigavano».

Quindi, come possiamo vedere, da qualcosa che in superficie sembrerebbe solo una mancata attitudine (quella del cucinare), siamo arrivati a dinamiche familiari disfunzionali.

Scavare in questo modo semplice e strutturato, non solo aiuta a comprendere molto di noi stessi, di cosa ci muove, di cosa ci ostacola, ma possiamo anche trovare soluzioni. Soluzioni tanto inaspettate quanto lo sono le cose che saremo riusciti a scoprire.

Possiamo insegnare l’esercizio, costruito in questo modo, ai bambini, persino ai più piccoli; lo prenderanno come un gioco ma ne trarranno grandi vantaggi. In particolare si abitueranno a una rapida ed efficace analisi introspettiva, utilissima a qualunque età.