«Capisco tante cose, fratello mio adorato,
abbiamo scelto proprio un difficile mandato!
Non è l'Anima bella, né che sia onorato,
ciò che invece conta per il nostro candidato».
«E vero» disse Fiabél stanco e sconsolato.
«È necessario un uomo di Spirito elevato,
che sappia udire il canto degli alberi e dei fiori,
che abbia dentro al cuore le parole dei colori.
Deve sentire il vento delle stelle nei polmoni
e cavalcare draghi, aprire magici portoni».
«Adesso dove andiamo?» disse Ramaèl piano piano.
In estasi rapito voleva sussurrare,
e la Divina Essenza del fratello respirare.
Fiabèl srotolò la pergamena con le mani,
erano ben pochi adesso i nomi degli umani,
ma fece un gran respiro e rispose con ardore:
«Andiamo di volata dal poeta pescatore!»
Il poeta pescatore era un uomo saggio e pago,
che viveva solitario sulla riva di un lago.
Lunghe canne da pesca e struggenti poesie
erano del vecchio le sole compagnie.
Quell'essere speciale che vibrava di armonia
aveva dentro il cuore pace, amore e cortesia.
Trascorreva le giornate a pescare in mezzo al vento
e guardando l'orizzonte lui viveva via dal tempo.
«E' perfetto» esultò Fiabèl.
E volendo celebrare una vittoria prematura
cominciò una danza buffa sorvolando la pianura.
«Sei sicuro?» chiese Ramaèl con quell'aria un po' severa.
Ce l'aveva di diritto, perché la saggezza è austera!
«Sì» rispose Fiabèl, cercando di ignorare l'espressione del fratello:
lo faceva preoccupare, era peggio di un coltello!
«Riflettici per bene come sto facendo io.
Con lui il tuo tesoro finirebbe nell'oblio!»
Fiabèl interruppe la sua danza e restò in aria,
congelato in una comica espressione involontaria.
«Che dono facciamo dunque a un vecchio solitario?
Gli mandiamo una compagna che lo renda centenario?»
Il suo romanticismo era proprio celestiale;
nel breve tirocinio in veste di Cupido
si era distinto per la mira eccezionale!
Rispose Ramaèl con tono autoritario:
«No, non lo faremo, sei un rivoluzionario!
Per una volta tanto che incontriamo un uomo in pace,
tu vuoi farlo proprio camminare sulla brace?»
«Uffa, hai ragione... » Fiabèl bofonchiò,
e dietro al fratellino svolazzando se ne andò.
La lunga ricerca del giusto candidato
si stava rivelando un insuccesso inaspettato.
Ma Ramaèl, che non si arrendeva mai
e toglieva sempre Fiabèl dai guai,
«coraggio!» disse al suo compagno triste.
«Vedrai che il cantastorie giusto esiste!
Andiamo a scandagliare tutto il mondo!
Di certo troveremo questo umano,
dovessimo cercarlo nell'oceano più profondo!»
Gli Angeli scrutarono la Terra qua e là,
nazione per nazione, paesi, campagne, metropoli e città.
Girarono il globo invocando la fortuna,
ma niente da fare, non ne andava bene una!
Un avvocato burbero, rigido e severo,
sempre serioso nel suo vestito nero,
faceva di giorno lunghe arringhe favolose,
e la notte scriveva appassionate prose.
Sapeva assicurare alla giustizia una malfattore,
eppure, non ridete, aveva dei bambini un'inspiegabile timore!
Allora Ramaèl diede una dolce gravidanza
alla sua sposa che aveva perso la speranza
di avere finalmente quel figlio che mancava
perché da troppo tempo invano l'aspettava.
Nove mesi dopo, felice dell'evento,
lui divenne un padre amorevole e contento.
Belle, pregiate liriche d'amore
scriveva il giovanissimo scrittore.
Però snobbava troppo la salute.
Usciva spesso a farsi gran bevute,
fumava come un matto, l'incosciente,
e infine non dormiva quasi niente.
Come avrebbe udito in quello stato,
le fiabe che Fiabèl gli avrebbe sussurrato?
Ramaèl gli mandò una polmonite
quasi violenta come dinamite.
Sì una polmonite, avete ben capito,
e Ramaèl vi assicuro che non era impazzito!
Quel povero ragazzo rischiava di morire,
e mentre continuava per la febbre a deperire,
con il tubo dell'ossigeno infilato dentro al naso,
da una gran voglia di vivere infine fu pervaso.
Uscito sano e salvo miracolosamente
(lo fece anche guarire Ramèl, naturalmente),
lasciò immediatamente la condotta scellerata
e si mise a condurre una vita più ordinata.
Ma più stupefacente fu un altro mutamento:
migliorò talmente il suo già grande talento,
da scrivere in un modo persino portentoso,
così diventò ricco, felice e anche famoso!
Un'affascinante donna che faceva l'impiegata,
a vivere da sola si era ormai abituata.
Pagata una miseria per montagne di lavoro,
celava nella mente idee preziose come l'oro.
Creativa e intelligente come pochi sul pianeta,
poteva diventare una stella cometa.
Aveva tuttavia un gran brutto malanno,
qualcosa che fa danno ed è solo un inganno.
Ha molti nomi strani, però è una cosa sola:
non credere in se stessi quando la mente vola.
E questa è una disgrazia delle più infernali,
perché fa credere in cose non reali.
Fa credere alla gente in draghi inesistenti,
e le fa sprecare purtroppo i suoi talenti,
spegne le ambizioni, fa dimenticare i doni,
riduce la ricchezza in miseria e in amarezza
Gli Angeli pensarono di fare una magia,
mentre si aggirava solitaria in libreria.
Certo i loro doni erano ben strane gesta:
le fecero cadere proprio sulla testa,
sbattendo forte forte le loro belle ali,
il volume più pesante di tutti gli scaffali.
Sul libro erano scritte le storie affascinanti
di uomini e di donne con sogni coraggiosi;
avevano lottato senza mai rimpianti,
infine realizzando destini gloriosi.
Quel giorno alla donna spuntò un bozzo doloroso,
che accese nel suo cuore un desidero portentoso.
E fu con il coraggio, la fede e la speranza
che cambiò una vita austera in una vita di abbondanza.
La lista dei nomi era finita ormai da tempo,
e avevano già fatto nel frattempo,
quasi tre volte il giro della Terra.
Un sacco di pasticci avevano aggiustato
perché la vita umana è peggio di una guerra,
ma il cantastorie giusto non l'avevano trovato.
Ramaèl con tenacia e con generosità,
avrebbe cercato per l'eternità!
Fiabèl invece aveva perso la speranza,
chiese di mollare, ne aveva già abbastanza!
Giunti al cospetto del Sovrano Creatore,
il quale era in giardino ad annusare un fiore,
dovettero rispondere di tutto l'operato.
«Niente di buono abbiamo combinato,
missione fallita, perdonaci Signore!»
disse Fiabèl con un peso sopra alcuore.
Ramaèl non parlò, aveva un groppo in gola,
e per non piangere annusò una viola.
Lo addolorava troppo la tristezza del fratello,
era davvero un pesantissimo fardello.
E un Angelo perbacco non fallisce, è sempre audace!
Pensando a queste cose proprio non si dava pace!
«Non avete combinato niente?
Che strano, da qui Io vedo un po' diversamente!»
Il Signore sorrideva bagnato di rugiada,
grattandosi la barba lunga come un'autostrada.
«Vedo un uomo che gioca con i figli e la sua sposa
creando una famiglia serena e armoniosa!
«Vedo un maestro che insegna con passione
e la passione, sapete, è molto contagiosa!
«Vedo un ragazzo che studia senza posa
e il suo sapere fiorirà come una rosa.
«Vedo una mamma felice e fiduciosa
che davanti a sé ha un'esistenza radiosa.
«Un padre di famiglia ha buttato la bottiglia
e la sua vita sarà meravigliosa.
«Il burbero avvocato con i bimbi si è alleato,
e conduce per l'infanzia una battaglia preziosa.
«Uno scrittore ormai prossimo alla morte
ha recuperato una geniale prosa.
«E una signorina priva di autostima
avrà fama, successo, e diverrà famosa!
«Molto altro ancora vedo chiaramente.
Siete partiti con un dono e ne avete dati mille,
voi lo chiamate niente?»
Gli occhi di Fiabél divennero diamanti
e i suoi riccioli d'oro mandarono scintille.
I capelli di Ramaèl diventarono brillanti
e luce madreperla gli guizzò nelle pupille.
Gli Angeli han mille modi per esprimere la gioia:
ballano, brillano e chissà quant'altro ancora;
insieme a loro avete visto che non ci si annoia?
(Continua)