L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 7



Trascorsero anni, inverni e primavere
e Celeste mostrò subito qual era il suo potere.
Saggia, intelligente, geniale nel soccorso,
sapeva già da bimba indicare il buon percorso,
le giuste soluzioni e le perfette chiavi
per liberare gli uomini quando sono schiavi.
Schiavi solamente della loro sofferenza
quando non capiscono la propria vera essenza.

Ma come accadde a Fiabél, purtroppo molto presto,
dimenticò missione, talenti e tutto il resto.

Samuèl e Lallaèl, i due Angeli Custodi
avevano provato davvero in mille modi
a ricordare tutto ad Angelica e Celeste,
e infondere consigli buoni nelle loro teste.
Volevano aiutarle a riscoprire i loro doni
e a portare a termine le splendide missioni.

Ma le due ragazze erano sorde a ogni richiamo
come pesciolini dalla vita presi all'amo,
troppo immerse quindi nel loro mondo umano
avevano scordato il Paradiso e il mondo arcano.


Usarono i Custodi ogni potere conosciuto,
volevano salvarle o almeno dare un po' d'aiuto,
ma il tempo passava e oramai cresciute
giunsero alle donne anche problemi di salute.
Una ferrea legge dice che se l'armonia
del cuore e della mente non sono in sintonia,
un solo modo ha l'Anima per farsi ascoltare:
grida il suo dolore facendoci ammalare.

Il male di Angelica divenne la tristezza.
Cercava invano amore e molta tenerezza
ma era lei stessa a doverle prima dare
con la gentilezza del suo magico narrare.

Il male di Celeste fu la malinconia.
Cercava invano amore ma tutta l'alchimia
stava nel donare con molta sicurezza
al prossimo smarrito la sua grande saggezza.

Lallaèl possedeva la saggezza di Celeste,
per questo custodiva Angelica la peste,
che non ne possedeva e sbagliava decisioni.
Combinava guai perché aveva altri doni.

Samuèl possedeva una fiducia fanciullesca,
come quella di Angelica, molto pittoresca.
Per questo con Celeste faceva l'accoppiata,
perché a lei da bimba non l'avevano insegnata!

Fu Lallèl che un giorno affrontò la situazione
e parlò con Samuèl della sua preoccupazione.
«Ci vuole il Creatore! Solo Lui sa cosa fare!»
quindi dal Signore decisero di andare.

Quella volta il Signore dell'immenso creato
sotto forma di Fanciullo si era presentato.


«Non c'è tempo da perdere, sono avviati alla sventura
e certo i loro guai aumenteranno a dismisura!»

Lallaèl al Signore così aveva parlato
dei due, a ragione, il più preoccupato.
Angelica era scesa in Terra già da molti anni,
restava poco tempo per riparare i danni!
Temeva che le forze la potessero lasciare,
e la vita intera finisse per sprecare.

Samuèl era ansioso di aiutare Celeste,
la vedeva affrontare da sola le tempeste,
e le lacrime che andava ad asciugare dentro al letto
gli straziavano il cuore e laceravano il suo petto.

«Dovete passare alle maniere forti.
Siate pronti a far loro veri e propri torti!
Inviate sofferenza e lacrime amare,
quanto pensiate che possan sopportare.
Tanto dolore, non un grammo in più mandate,
tanto dolore non un grammo in meno date».


A quella sentenza orribile e impietosa,
il Divino Bambino rise e carezzò una rosa.
I due Angeli Custodi si guardarono sconvolti
ma Lui è saggio e non lo sanno in molti.
Il Suo Amore perfetto è senza misura,
indiscutibili i Suoi ordini anche quando fan paura!

Quindi, mesti mesti e molto a malincuore,
andarono a svolgere il compito peggiore.
Mandarono ai protetti qualche forte dispiacere,
cose proprio brutte che possono accadere.
Cosa mandarono non ha gran ché importanza,
la sofferenza umana, in ogni circostanza,
ha un'unica ragione: serve solo ad aiutare
gli uomini, le donne e i bambini a ricordare.

(Continua)