L'Amicizia, il paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 8 (Epilogo)


Il momento della prova per le nostre due eroine
si stava avvicinando ed eran tutti sulle spine!
Come avrebbero reagito al dolore divino
sarebbe diventato il colore del destino.
Un rosa felice se con fede e saggezza,
un nero molto triste se con rabbia e amarezza.

Tutto il Paradiso attendeva la risposta
e, sperando il meglio, pregava senza sosta.

«Le ho mandato grandi sogni, pieni di significato!
E quanti cartelloni indicatori ho piantato
lungo tutto il suo cammino per dire: vai di là!
L'ho fatta inciampare in ogni sincronicità.
Ho parlato alle sue orecchie come solo noi facciamo,
ma lei è stata cieca e sorda a ogni mio richiamo!»

Lallaèl parlava mesto e proprio sconsolato.
Un Angelo ama tanto chi gli viene affidato.
Lo ama immensamente ma non gli è consentito
d'interferire troppo anche con chi si è smarrito.

«Hai fatto un gran lavoro, sei un buon soldato, amico.
Non ti crucciare, Angelica ha un coraggio infinito!
Presto, vedrai, ricorderà la sua missione»
rispose Samuèl con infinita compassione.

Tuttavia lo stesso Samuèl era triste e scontento.
Quanti messaggi inviati a Celeste nel tempo!
Quanti sogni, suggerimenti e quante visioni,
perché ricordasse tutti i propri grandi doni!


Non era ancora giunto il tempo della colpa grave
perché le due ragazze avevano perso la chiave,
quella delle origini e che accede alla memoria,
quella per entrare nella loro eterna storia.

La colpa viene se, pur conoscendo i bei talenti,
le persone restano del tutto indifferenti,
e invece di donare al prossimo il forziere,
che contiene gemme e spargerle è un dovere,
tengono per sé con una stupida umiltà,
il divino dono delle loro qualità.

«Il libero arbitrio, che faccenda complicata!»
sospirò Lallaèl con la faccia addolorata.

«Sì, ma che coraggio, e che forza questi umani!
Peccato non capiscano di essere sovrani
del loro destino, felicità e abbondanza.
Invece guarda come perdono speranza!»
Samuèl disse questo con languida espressione
mostrando apertamente la sua grande ammirazione.

«Per questo il Creatore, nostro Padre, Madre e Figlio
li ama così tanto anche se creano lo scompiglio!»
Lallèl questo disse, parlando con il cuore,
e per un istante si beò di quell'Amore.

I tempi erano stretti adesso per i due incarnati,
a prove molto dure nuovamente condannati.

Angelica piangendo si svegliò un mattino estivo,
e quella stessa sera, dopo un giorno riflessivo,
andò a passeggio sola sulla spiaggia in riva al mare.
Guardò il sole infuocato all'orizzonte tramontare,
sentì che il vento lieve la voleva accarezzare.
E mentre alzava gli occhi sopra un cielo blu velluto,
il cuore le si aprì di colpo in modo sconosciuto!


Allora quel diamante che vi era nascosto dentro
mandò il divino raggio su al brillante firmamento,
oltre le stelle e il cielo, fino al Santo Creatore,
che rispose subito con infinito Amore.

La Sua voce lontana era un sussurro antico,
qualcosa di struggente, di conosciuto e amico.
Angelica non capiva cosa le capitava,
eppure quel sussurro fortemente la incitava
affinché desse voce all'istinto potente
di collegare bene il cuore con la mente.

Fu così che infine divenne tutto chiaro,
come se nel buio si fosse acceso un faro.
Ora sapeva qual era il suo cammino
per essere felice come solo può un bambino!

Nello stesso giorno, davanti a un altro mare,
Celeste sospirava le sue pene molto amare.
Il silenzioso pianto mentre andava passeggiando
commosse anche le stelle che stavano spuntando.
E poi accadde, come fosse stato un fiore,
che i petali si schiusero e lei aprì il suo cuore.

Il diamante nascosto emise un raggio improvviso
che sfrecciò veloce e dritto fino al Paradiso,
e come promesso, sulla luce di quel raggio,
udì l'amata voce del Creatore saggio.

Anche in Celeste nacque allora la chiarezza,
e come risvegliata da una magica brezza,
vide la via giusta, la via migliore
per vivere seguendo la strada del suo cuore.

Samuèl e Lallaèl trattenevano il fiato
e guardavo avverarsi il miracolo sperato.

«E' tempo di farle incontrare, finalmente!»
 esultava Lallèl con la faccia sorridente.
«Prima di questo giorno, prima di aprire il cuore,
non avrebbero capito il loro eterno Amore.
Non si sarebbero mai e poi mai riconosciute
neppur se una sull'altra fossero cadute!»


Per mano e svolazzando in estasi totale,
i Custodi organizzarono l'incontro fatale.
E quando avvenne quello che non è mai per caso,
il cuore di Angelica e Celeste fu pervaso
da immediato affetto, subitanea simpatia,
vera comprensione, una sorta di alchimia.

Rivelarono l'un l'altra i desideri e le speranze,
e per la prima volta aprirono le stanze
dove nascondevano i segreti più segreti,
quei doni così belli e i sogni più lieti.
Compresero che avevano trovato finalmente
un valido alleato, un grande confidente,
qualcuno che poteva aiutare e sostenere
i primi veri passi sulla strada del potere.

Il potere personale a volte fa paura,
rende responsabili di gioia o di sventura.
Per questo è necessario qualcuno che ha fede
nei doni che portiamo, perché lui li vede!
Un reale buon amico, un vero fratello,
è chi sa riconoscere ciò che abbiamo di bello.

I Custodi accorsero al richiamo divino
del Signore che annusava soddisfatto un ciclamino,
quel giorno metà vecchio, metà donna, metà bambino,
un essere stranissimo però proprio carino.

«Miei figli tanto amati, soldati eccezionali,
il vostro buon Servizio non ha davvero eguali.
Al termine del grande lavoro di Guardiani,
quando Angelica e Celeste lasceranno i mondi umani,
sarete promossi comandanti di sicuro
perché sappiamo bene che il lavoro è stato duro!»

Samuèl e Lallaèl si abbracciarono esultando,
tuttavia la vera gioia che stavano provando,
non era la notizia di un'ambita promozione,
era la riuscita della loro buona azione!
Era che Angelica e Celeste finalmente
vivevano la vita appassionatamente!


Il Paradiso adesso celebrava la vittoria:
musiche, banchetti, danze, una baldoria!
Echeggiò nell'Universo l'orchestra celestiale,
con una potenza portentosa, eccezionale!
Quella vibrazione fece esplodere una stella
che ne divenne due partorendo una gemella.
Due stelle gemelle, bellissime e brillanti
che lassù nel cielo sembravano diamanti.

Però la luce ha un tempo per giungere al pianeta,
che nell'immenso cosmo è una minuscola moneta.
Ci vuole molto tempo, forse ci vorranno eoni,
e la vedranno un giorno altre generazioni.
I futuri saggi e scrittori di novelle,
alzando gli occhi al cielo vedranno le due stelle;
saranno le stelline, con luce d'eccezione
a dare loro pace, coraggio e ispirazione.

Guardando le stelline, ignari della storia,
di tutti i loro doni avranno la memoria.


FINE